mercoledì 1 marzo 2017

Il ritorno di Montalbano

Record di ascolti, lunedì sera, per il nuovo episodio della serie Il commissario Montalbano, intitolato Un covo di vipere e tratto dal romanzo omonimo di Andrea Camilleri edito da Sellerio.
Per arrivare preparata alla messa in onda, nei giorni precedenti mi ero finalmente decisa a leggere il libro acquistato tempo fa – niente ebook... la saga di Montalbano l'ho cominciata su carta, e su carta la finirò! :-) – interrompendo un prolungato digiuno dalla Lettura con la L maiuscola (tutta colpa delle sirene di internet, accidenti!)... e oserei definirla un'esperienza abbastanza sconvolgente: le ultime pagine le ho praticamente divorate per scoprire il colpevole e il movente, dal momento che, con l'intuito investigativo pressoché nullo che mi ritrovo, non ci ero assolutamente arrivata (a detta di molti, invece, gli sviluppi risultavano fin troppo prevedibili).
La fiction non l'ho trovata altrettanto avvincente, in primo luogo perché ero fresca di (duplice) lettura ed emozionarmi di nuovo così tanto sarebbe stato quasi impossibile, ma forse non solo per questo. Alcuni aspetti li ho trovati non proprio credibili: ad esempio, Valentina Lodovini non avrà mica un tantino esagerato nella caratterizzazione del suo personaggio? È vero che Giovanna Barletta in Pusateri è 'na gran beddra fìmmina ricca di fascino, ma vederla entrare in commissariato ancheggiando vistosamente come fosse a una sfilata di moda... anche meno, no? Sarà che certi atteggiamenti non mi appartengono affatto... E adesso dammi pure della "maschilista"! ;-) (Da parte sua, il critico televisivo Riccardo Bocca ha avuto da ridire sul «siciliano cepu» dell'attrice umbra di nascita ma toscana d'adozione)
Per certi versi la trama della fiction differiva da quella del libro, e non sempre in senso migliorativo. Ad esempio, c'era proprio bisogno di far andare Livia da Salvo per ben due volte nell'arco della puntata, visto che nel libro ci va una volta sola? Ebbene no, non c'è verso di farmi piacere il personaggio, e l'attrice che dall'anno scorso lo interpreta (la pur brava Sonia Bergamasco) non aiuta di certo in tal senso. Salvo e Livia li vedo davvero troppo diversi, e non perché lui è siciliano DOC mentre lei viene dal leggendario "freddo Nord". Sono l'ultima persona al mondo che potrebbe sostenere il detto «Moglie e buoi dei paesi tuoi», dal momento che sto con un lumbard... <3 ma, provenienza a parte, io e il mio lui siamo assai simili sotto svariati aspetti: dal mio punto di vista, gli opposti si attraggono solo in Fisica! :-)
A che punto si trova il fidanzamento a distanza tra il commissario e la sua compagna storica? Riporto un brano tratto da pagina 144-145, quando Montalbano ritorna dall'aeroporto dopo aver accompagnato Livia.
E tutto 'nzemmula si spiegò la scascione del sò stato d'animo. Stavota, alla malincunia per la pirsona amata che sinni annava luntana, s'era aggiunta la consapevolezza della sò solitudini.
'Na solitudini affollata da quelli del commissariato, certo, ma sempri solitudini.
Squasi tutte le sirate della sò vita le passava da sulo, da sulo annava a mangiare, da sulo annava a passiare. Non aviva un amico col quali parlari delle sò cose, addimannare un consiglio, confidarisi.
'Na vota gli piaciva. La solitudini gli dava un senso di libbirtà. Ma ora, nell'ultimissimi tempi, la solitudini gli accomenzava a pisari.
'N funno, si spiò, che differenzia c'è tra la mè vita e quella del vagabunno dintra alla grutta?
«Non dire fissarie» arrispunnì pronto l'autro Montalbano. «Intanto, 'na prima differenzia è data che la tò vita è utili all'autri, mentre quella del vagabunno è inutili. E inoltre il vagabunno molto probabilmenti è stato costretto dalle circostanzie alla solitudini, mentri tu la pratichi per libera scelta. Come aieri quanno ti sei fatto i cazzi tò tutto il jorno macari se c'era Livia. E quanno ti stufferai o ti scanterai della solitudini tanto da non farcela cchiù, non hai che da chiamare a Livia perché stia stabilmenti al tò scianco».
Per alleggerire un po' il tono, riporto un altro frammento tratto da pagina 140.
Al ristoranti, Mimì fici un tentativo di mittiri il parmigiano supra alla pasta con le vongole ma Montalbano gli affirrò il vrazzo affirmanno che glielo avrebbi tagliato di netto con un cuteddro se osava committiri quel sacrilegio.
Io ne ho conosciute almeno due, di persone capaci di commettere un simile sacrilegio... ;-)
Ho lasciato per ultima la riflessione più importante. Se non hai letto il libro e non hai visto la fiction ma hai intenzione di farlo in futuro – a meno che pure a te come a me gli spoiler non facciano né càvudo né friddo – ti sconsiglio di proseguire nella lettura, anche se cercherò di non spoilerare – che bello poterlo scrivere... a pronunciarlo mi si sarebbe intrecciata la lingua! :-) – più del necessario; sicuramente meno di quanto abbia fatto lo stesso Camilleri nell'anteprima! ;-)
Al termine del romanzo (pag. 259), dopo aver risolto il caso, Montalbano si concede una riflessione pressoché inconfessabile: il delitto non è stato commesso per interesse – come riferirà a quel mezzo erotomane del pm Tommaseo – bensì per amore.
Dispirato, contro natura, 'ncestuoso, trimenno, 'nconcepibili, ributtanti, scannaluso, degenerato. Tutti l'aggettivi che voliti.
Ma sempri 'na forma d'amuri.
E parole analoghe le pronuncia alla fine dell'episodio Luca Zingaretti, che del commissario ci ha regalato l'ennesima interpretazione perfettamente credibile fin nella pronuncia sicula (l'attore è romano de Roma).
Ma in un'epoca in cui i femminicidi sono tristemente all'ordine del giorno, e gli assassini sostengono di aver fatto una pazzia perché non accettavano di perdere la donna amata, era proprio il caso di azzardare una conclusione così controversa?! Guardi che dico a Lei, Maestro Camilleri. Se qualcuno ama davvero una persona, non desidera nient'altro che il suo bene. Se si arriva al punto di ammazzarla perché non si sopporta di non poterla più avere, o per qualunque altro motivo, questo non è amore: è tutt'altra cosa... molto, ma mooolto peggiore.

2 commenti:

  1. Per quanto riguarda internet che toglie tempo alla lettura: presente! E non sai quanto mi faccia arrabbiare questa cosa. È anche per quello che da un po' ho abbandonato facebook: una fonte di distrazione in meno. Per quanto riguarda i libri, devo dire di non averne mai letto uno su supporto elettronico, tutti su carta. Non per snobismo, è solo che mi sembra un po' di snaturare l'essenza stessa del libro, leggendolo in formato elettronico. O forse sono solo io che, complice l'età, non riesco ad adeguarmi a certe novità. :)

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    1. Anch'io ero un po' refrattaria al formato elettronico, ma a poco a poco mi sono abituata alla novità e ho scaricato un bel po' di ebook potenzialmente interessanti (da Amazon è fin troppo facile... basta un click, accidenti!). In fin dei conti il testo, che di un libro è l'essenza, è sempre lo stesso. :-) E poi, con gli e-reader di ultima generazione dotati di schermo touch, sfogliare le pagine è assolutamente naturale, e puoi evidenziare con estrema facilità e persino condividere sui social i passi che ti hanno colpito di più (di sottolineare i libri cartacei, a parte quelli su cui studiavo, non ne ho mai voluto sapere).

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