Da oggi in Italia esiste il reato di anzianità e la pena consiste nella sottrazione di un minore ai genitori biologici da parte della cosiddetta Giustizia. Una signora del Monferrato ha avuto il torto inemendabile di mettere al mondo sua figlia a 56 anni. Il marito ne ha dodici di più, ma i padri brizzolati non fanno scalpore: il problema è lei. Basta un episodio risibile - la bimba che rimane da sola in macchina qualche minuto, mentre i genitori scaricano le borse della spesa e le scaldano il biberon - per accendere il falò del pregiudizio. I vicini di casa sbirciano dalla finestra e denunciano, gli assistenti sociali prontamente intervengono. Come ha osato quella donna partorire a un’età simile? Deve essere perversa, degenere. La piccola viene data in affido e poi in adozione, nonostante una sentenza definitiva assolva i genitori dall’accusa di abbandono. Fino al capolavoro kafkiano di ieri. Chiamata a pronunciarsi sull’adottabilità della creatura, la Corte d’Appello riconosce che la madre e il padre non hanno fatto niente di male, eppure si rifiuta di restituire loro la figlia perché ormai sono passati sette anni e per lei si tratterebbe di un trauma. Ma quel tempo è trascorso per colpa dell’apparato burocratico, che prima ha sottratto senza motivo la bambina ai suoi genitori e poi ha tardato a riportarla a casa in nome di un pregiudizio legato all’anagrafe. Tutto questo nel Paese che non toglie la patria potestà ai mafiosi, si riempie la bocca con la sacralità della famiglia e tira avanti grazie all’impegno quotidiano di milioni di nonni. Saranno dichiarati fuorilegge anche loro?[Sono incappata nel famigerato paywall di Corriere.it - il limite massimo di 20 articoli al mese che si possono leggere gratuitamente - ma ho scoperto che l'intoppo si può aggirare con una certa facilità, aprendo ad esempio una nuova finestra anonima in Firefox oppure, se si naviga da dispositivi Android, una nuova scheda in incognito in Chrome]
... sia Mattia Feltri nel Buongiorno de La Stampa, lo spazio che il figlio del fondatore e direttore di Libero Vittorio Feltri ha ereditato dallo stesso Gramellini.
Nell’aprile del 2010 una coppia di Casale Monferrato rincasa con la bimbetta. È una coppia particolare: Luigi Deambrosis ha 68 anni, Gabriella ne ha 56. La figlia Viola ha venti giorni. I due salgono in casa a portare la spesa e lasciano la bimba in macchina qualche minuto. È sufficiente perché un vicino allerti la polizia. Viola finisce in istituto, e i genitori sono accusati di abbandono di minore. Saranno poi assolti, ma intanto le procedure per l’affido sono partite: il tribunale dei minori dichiara Viola adottabile in primo, secondo a terzo grado. Partita persa. Ma il nuovo avvocato della coppia riesce nel miracolo di ottenere un nuovo pronunciamento della Cassazione, che cassa la Cassazione precedente. Vi state perdendo? Abbiate pazienza, il bello (il brutto) deve venire. Il caso torna in Appello.Vorrei sperare che i vicini che hanno sulla coscienza questo torto crudele – e che magari, se vedessero una coppia di genitori di età "convenzionale" prendere a sberle il loro pargolo, non farebbero un plissé – saranno perseguitati finché campano dal rimorso di aver contribuito a strappare una creatura a una mamma e un papà che la amavano così tanto da aver affrontato un percorso irto di ostacoli prima per poterla generare, e poi per poterla giustamente riabbracciare dopo che era stata loro ingiustamente sottratta... ma non sono così ottimista: mi pare più probabile che costoro andranno avanti nella convinzione di aver agito per il meglio.
Ai giudici si chiede di tenere conto dell’assoluzione per l’abbandono, diventata definitiva, e di trascurare pregiudizi sull’età dei genitori. Ora è arrivata la nuova sentenza. Viola deve rimanere nella famiglia cui nel frattempo è stata affidata e nella quale è cresciuta perché ha sette anni, e dopo tanto tempo è giusto che resti lì. Conclusione: la piccola fu sottratta a padre e madre per un reato mai commesso, e non gli viene restituita perché la giustizia ci ha messo sette anni per rendersene conto. Ormai è troppo tardi. Oppure è troppo, e basta.
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