giovedì 12 gennaio 2017

Criminali (ir)recuperabili

A giugno saranno dieci anni che ho pubblicato il mio primo post contro la pena di morte. Da allora non ho minimamente cambiato opinione al riguardo, neanche di fronte al crimine più atroce. E di sicuro non ho esultato quando ho appreso che Dylann Storm Roof, il suprematista bianco responsabile della strage di Charleston avvenuta il 17 giugno 2015 e costata la vita a nove persone tutte afroamericane, verrà giustiziato (che insopportabile contraddizione tra la radice di questo verbo, con quel riferimento alla giustizia, e il suo significato, che ha solo il sapore della vendetta). Per l'occasione il rapper Frankie hi-nrg mc si è giustamente auto-citato ricordando il suo brano Giù le mani da Caino. Riporto anche la traduzione del post di A Science Enthusiast rivolto a chi, al contrario della sottoscritta, è strenuamente a favore della pena capitale: «Anche se ignori i fatti dietro la pena di morte, in pratica quello che stai dicendo è che vuoi che il governo possa uccidere il suo stesso popolo per dissuadere le persone dall'uccidere altre persone. Questo ha senso tanto quanto sculacciare tuo figlio per insegnargli che non si picchia la gente».
Per un giovane che è stato condannato alla pena capitale per un crimine d'odio, ce n'è un altro che per la cosiddetta strage di Utøya in Norvegia, che il 22 luglio 2011 provocò la morte di settantasette persone, sta scontando "appena" ventun anni di reclusione: sto parlando del terrorista Anders Behring Breivik, del cui caso mi sono già occupata qui. Ho fatto di tutto per autoconvincermi che una condanna all'ergastolo, rendendo impossibile al detenuto una reale redenzione, sarebbe stata inammissibile per la cultura scandinava. Ma ammetto che mi sono sentita ribollire un pochino il sangue nelle vene quando l'altroieri ho letto che Breivik ha fatto causa allo Stato norvegese per violazione dei diritti umani in carcere, lamentando di «essere tenuto in isolamento quasi totale, potendo trascorrere solo un’ora al giorno fuori dalla cella. Inoltre, secondo lui, la sua cella sarebbe poco decorata e senza una bella vista, il caffè servito troppo freddo, il burro per il pane troppo poco e non gli sarebbe permesso l’uso della crema idratante», e come se non bastasse è entrato nell'aula dove si svolge il processo facendo ostentatamente il saluto nazista... e allora ho accarezzato il desiderio non dico di vederlo morto, ma che venga recluso in una cella angusta e sfamato solo con pane secco e acqua, almeno fino a quando non manifesterà un qualche segno di ravvedimento. Solo che qui a parlare è la mia pancia, non la mia testa... e, come ha detto il summenzionato Frankie hi-nrg mc rispondendo a un commento, «Con la testa si ragiona: con la pancia si rutta». Più chiaro di così...

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