giovedì 12 novembre 2020

L'arancinə della discordia

[Nel titolo del post ho utilizzato lo schwa, che alcuni propongono al posto dell'asterisco o della desinenza "o/a" per definire un gruppo misto di persone ed evitare il predominio del maschile]

Il DPCM del 3 novembre per la gestione dell'emergenza coronavirus ha introdotto una suddivisione delle regioni italiane in tre gruppi, contrassegnati da colori differenti, in base allo scenario di gravità e al livello di rischio da contagio COVID. La zona rossa, nella quale (a differenza di certi politici lombardi) non mi sembra affatto strano essere stata relegata, è quella nella quale la situazione è praticamente fuori controllo e quindi si applicano le misure più restrittive. La zona gialla è quella dove i contagi sono sotto controllo e quindi le misure di contenimento sono meno restrittive. C'è poi una zona intermedia, quella arancione, della quale facevano parte inizialmente Sicilia e Puglia, alle quali si sono aggiunte in seguito Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana e Umbria, precedentemente in zona gialla.

A proposito della Sicilia, qualche simpaticone ha ben pensato di disegnarne la cartina colorandola di arancione e suddividendola in due zone, a seconda di come venga chiamata la specialità culinaria che consiste in «una palla o di un cono di riso impanato e fritto, del diametro di 8–10 cm, farcito generalmente con ragù, piselli e caciocavallo, oppure dadini di prosciutto cotto e mozzarella» (che fame che mi è venuta!).

Io li ho sempre chiamati arancini, non soltanto perché sono originaria di Messina che più ad est non si può, ma anche perché mi sono uniformata al lessico camilleriano... comunque conosco gente di Palermo che è disposta ad attaccar briga con chiunque osi parlare di arancini («L'arancio è l'albero! Si chiama arancina perché somiglia al frutto!»), mentre un mio collega di Catania, assai più mite, ha risolto draconianamente la questione come segue: «Basta che non li chiamate supplì!». :-)

Concludo lasciando l'ultima parola all'Accademia della Crusca che ha dedicato una trattazione abbastanza approfondita a questo dualismo lessicale.

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