venerdì 6 novembre 2015

Elena, Chiara e le altre

L'altroieri hanno fatto notizia due sentenze su casi di femminicidio – in effetti una delle vittime è ancora viva, ma in uno stato che non augurerei a nessuno – che denotano orientamenti piuttosto differenti da parte dei giudici.
A meno di due anni di distanza dai fatti, Michele Buoninconti è stato condannato a trent'anni di reclusione per l'omicidio della moglie Elena Ceste. A differenza di mia madre, che non avrebbe esitato a dargli l'ergastolo, non ho seguito granché la vicenda; per quanto mi riguarda, dal momento che l'uomo continua a dichiararsi innocente e che mancano prove schiaccianti a suo carico, non riesco ad allontanare del tutto dalla mente il timore di un clamoroso errore giudiziario, ma in attesa di ulteriori sviluppi voglio sperare che giustizia sia stata fatta.
Al contrario, Maurizio Falcioni, colpevole di aver ridotto in stato vegetativo la giovane compagna Chiara Insidioso Monda massacrandola di botte, si è visto ridurre la pena in appello da 20 a 16 anni; in attesa delle motivazioni della sentenza, Giornalettismo ha tentato di ricostruire le ragioni di tale sconto di pena. Falcioni ha chiesto scusa per quello che ha fatto, e anche se personalmente trovo apprezzabile il gesto in sé – troppe volte la gente che fa del male al prossimo si rifiuta anche di ammetterlo, figuriamoci di scusarsi – in sostanza non cambia proprio un bel niente: Chiara non è in condizione di concederglielo, il suo perdono, perché lui l'ha ridotta a un vegetale. Il padre di lei, Maurizio Insidioso, ha pubblicato su Facebook una foto della figlia com'è adesso... e che dire, è un'immagine che lascia sgomenti. [Adesso, a quanto vedo, non è più possibile accedere al post e neanche al profilo del signor Insidioso] Sospetto che, se fosse in sé, la ragazza non sopporterebbe di poter essere vista da chiunque in quello stato, ma non me la sento neanche di biasimare suo padre, un uomo straziato dal dolore e spinto dalla sete di giustizia.
L'aguzzino di Chiara, lui sì che meriterebbe il massimo della pena. E invece a poco più di cinquant'anni di età – magari anche prima, se gli riconosceranno la buona condotta e concessioni varie – potrà tornare in libertà. Mentre a lei non sarà mai più restituita la vita normale che l'uomo che avrebbe dovuto amarla e rispettarla le ha rubato.
Non ricordo più dove l'ho letta, ma condivido in pieno una critica sulla trasmissione televisiva Amore criminale a partire dal titolo: la violenza non ha nulla a che vedere con l'amore, tutt'al più con una cieca ossessione di possesso che può attecchire in certe menti contorte (non dico "malate", perché potrebbe sembrare un'attenuante).
Su In Quanto Donna sono raccolte decine di casi di femminicidio: una raffica di tragedie che lascia senza fiato.
Il 25 novembre prossimo ricorrerà come ogni anno la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne... ma non si può pensare di affrontare il problema un solo giorno all'anno e poi dimenticarsene, perché per poter cambiare davvero le cose è necessario operare in vari ambiti e a vari livelli con costanza e determinazione.

1 commento:

  1. Un problema che inizia dalla mancanza di cultura, cultura che dovrebbe iniziare dalla famiglia e continuare nella scuola e nella società civile ... e invece sembra che questi soggetti soffrano loro stessi del problema ... sperando che si interrompa presto il circolo vizioso in cui siamo ....

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