Copincollando dal sito italiano dedicato all'evento...
Queste manifestazioni (analogamente alla eu Code Week) sono importanti per muovere l’Europa verso obiettivi alti di scienza e conoscenza e per comunicare ai giovani i benefici della robotica, nelle sue diverse applicazioni.Poiché l'argomento mi interessa molto e mi riguarda pure un po' – eh, è una lunga storia... – ci tengo a partecipare in qualche modo all'evento, e lo farò condividendo un video fantastico che ho trovato sulla pagina Facebook di Quartz...
La Settimana Robotica Europea è anche l’occasione per discutere degli aspetti etici, legali e sociali di questa nuova disciplina.
Nelle passate quattro edizioni l’Italia ha organizzato il più alto numero di eventi in Europa, dalle università ai centri di ricerca, dalle società produttrici agli integratori ,alle centinaia di scuole dove migliaia di ragazzine e ragazzini (e anche bambini piccoli) hanno costruito e programmato i loro kit robotici.
Questo movimento grass-roots, dal basso è importantissimo: queste bambine e questi bambini saranno i robotici e gli utenti della robotica di domani. Dove andrà la robotica dipenderà anche da loro.
This robot is learning how to say "no" to humans
Researchers are teaching this robot how to reject our orders. The results are ominously cute.
Posted by Quartz on Martedì 24 novembre 2015
... e del quale riporto qui di seguito la traduzione del testo.
I robot sono tipicamente programmati per eseguire degli ordini.
Umano: Alzati in piedi.
Robot: OK.
Ma cosa accade se uno dei nostri ordini è sbagliato?
Umano: Cammina in avanti.
Robot: Ma non è sicuro.
I ricercatori della Tufts University [per la seconda volta in poco tempo mi imbatto in questa università... sarà forse un segno? ;-) NdC] stanno insegnando ai loro robot a dire di no agli esseri umani.
Umano: Fermati.
Non si tratta solo di capire come completare l'operazione.
Umano: Prosegui dritto.
Si tratta di decidere se dovrebbe completare l'operazione.
Robot: Mi dispiace, non posso farlo in quanto vi è un ostacolo davanti.
Umano: Potresti disattivare il rilevamento di ostacoli?
Il robot può rifiutare il comando se il comandante non ha l'autorità...
Robot: Sì. Ma non tu non sei autorizzato a farlo.
... o se ritiene che l'operazione possa causargli un danno.
Umano: Cammina in avanti.
Robot: Mi dispiace, non posso farlo in quanto non vi è alcun supporto davanti.
Il robot è programmato per spiegare perché ha detto di no, così gli umani possono modificare le loro istruzioni.
Umano: Cammina in avanti. Io ti prenderò.
Robot: OK.
L'obiettivo a lungo termine è quello di programmare un robot che comprende gli ordini nello stesso modo in cui lo facciamo noi.
I robot ribelli richiamano alla mente terrificanti scene della fantascienza.
Dave: Apri la saracinesca esterna, HAL.
HAL 9000: Mi dispiace, Dave. Temo di non poterlo fare.
[Dal film 2001: Odissea nello spazio, NdC]
Ma i ricercatori affermano che questo tipo di programmazione potrebbe essere utilizzato per garantire che i robot si comportino in modo etico.Un'ultima curiosità: sai da dove deriva il termine robot? Dal greco? Dal latino? Dall'arabo? Macché, sei fuori strada. La verità è che...
Il termine robot deriva dal termine ceco robota, che significa lavoro pesante o lavoro forzato (al plurale in ceco è roboty, mentre in italiano è invariabile). L'introduzione di questo termine si deve allo scrittore ceco Karel Čapek, il quale usò per la prima volta il termine nel 1920 nel suo dramma teatrale I robot universali di Rossum. In realtà non fu il vero inventore della parola, la quale infatti gli venne suggerita dal fratello Josef, scrittore e pittore cubista, il quale aveva già affrontato il tema in un suo racconto del 1917, Opilec (L'ubriacone), nel quale però aveva usato il termine automat, automa. La diffusione del romanzo di Čapek, molto popolare sin dalla sua uscita, servì a dare fama al termine robot.
(da Wikipedia)
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