sabato 21 novembre 2015

Quando il destino si accanisce

Ogni anno in Italia rimangono ferite centinaia di migliaia di persone e migliaia perdono la vita – una volta mancò poco che ci rimanessi secca pure io... saranno dieci anni esatti fra una settimana – per incidenti stradali: ne uccide molti di più la strada che il terrorismo, almeno dalle nostre parti. :-( È un dato di fatto che un singolo incidente mortale raramente faccia notizia... ma l'altro giorno nella mia regione ne è capitato uno che mi ha turbata parecchio, e per più di un motivo.
Una famiglia di Rapino (CH) era diretta all'ospedale San Salvatore de L'Aquila, dove la cinquantunenne Maria Concetta della Valle, in cura per un tumore che non le dava tregua, avrebbe dovuto sottoporsi a un controllo; alla guida dell'auto, una Hyundai, c'era il marito Lorenzo Medaglia, vigile urbano a Rapino, e con loro c'era pure la figlia ventiquattrenne Santa Medaglia, laureatasi a maggio in Scienze Infermieristiche. Per ragioni ancora da chiarire – si ipotizza un colpo di sonno o una distrazione da parte del guidatore – la Hyundai ha invaso la carreggiata opposta e si è scontrata frontalmente con una Ford Focus al chilometro 55 della statale 17, un tratto di strada tristemente noto per la sua pericolosità, tra Barisciano e San Pio delle Camere. Le due donne sono rimaste intrappolate nel veicolo che ha preso fuoco, e Lorenzo Medaglia, che pur essendo ferito era riuscito a uscire, per quanto ci abbia provato non ha potuto far nulla per salvare moglie e figlia dalle fiamme; in pratica se le è viste morire sotto gli occhi... una fine davvero orribile. :'-( Le esequie si sono svolte oggi.
Come se non bastassero lo strazio, la disperazione, il senso di impotenza e magari anche di colpa, per quanto privo di fondamento, che lo accompagnerà per tutta la vita, Lorenzo Medaglia risulta indagato per omicidio colposo plurimo. Un atto dovuto, a quanto pare... ma non vorrei mai essere nei panni del magistrato che deve occuparsene, di simili "atti dovuti". :-/

2 commenti:

  1. Paradossalmente una condanna potrebbe essere per l'uomo una sorta di espiazione della colpa, per evitare che la colpa lo tormenti senza possibilità di potersene liberare

    RispondiElimina
  2. Mi tornano in mente le parole di un padre che aveva dimenticato il figlioletto in auto provocandone involontariamente la morte: «non voglio sedativi, non merito sollievo dal dolore, voglio sentire tutto e poi morire».
    http://lacuriosona.blogspot.it/2014/07/affinche-certe-fatali-distrazioni-siano.html
    Non ce la faccio proprio a immedesimarmi in un simile strazio, né ad immaginare se esista qualcosa in grado di acuirlo oppure di alleviarlo... ma mi sembrerebbe di infierire condannandolo.

    RispondiElimina