Di recente ho pranzato con una persona che, durante la conversazione, ha sparato affermazioni malcelatamente omofobe come «Io non ce l'ho coi gay [a dire il vero ha usato un altro termine assai più colorito, NdC], è l'ostentazione a darmi fastidio! Vi pare che dovete baciarvi per strada? I ragazzini di sedici anni si baciano in pubblico, certe cose gli adulti le fanno in privato!». Avrei voluto dirgli tante cose, a cominciare da «Cioè, se tu vedessi una coppia etero di trentenni che limonano per strada, diresti loro che certe cose non si fanno? Permettimi di dubitarne»... ma come se non bastasse la mia innata riservatezza, ho dovuto tacere per motivi per così dire diplomatici, e non sai quanto questo mi abbia fatto sentire mortificata, specialmente dopo che l'ho sentito affermare ridacchiando in quale "posto" a suo avviso gli omosessuali dovrebbero mettersi le proprie legittime rivendicazioni.
Ebbene, se potessi oggi gli girerei questo post di Luca Trapanese, padre adottivo gay e single di una bimba con sindrome di Down, del quale ho già parlato qui.
Vi capita qualche volta di sentir dire: “questi gay ostentano”? A me sì, soprattutto a giugno che è il Pride Month, il mese dedicato alla difesa dei diritti delle persone omosessuali, e le strade delle città si riempiono di iniziative e parate arcobaleno. Tutto questo per qualcuno è appunto ostentare. Vi confesso che io odio la parola “ostentare” quando si parla di battaglie di civiltà. Solitamente ostenta chi ha molto, chi possiede un privilegio e gode nel mostrarlo a chi invece non ha niente. Cosa avremo mai noi gay da ostentare? Semmai combattiamo, richiediamo gli stessi diritti. Per come siamo messi basterebbe anche poter passeggiare mano nella mano col proprio ragazzo senza dover subire all’improvviso un’aggressione per strada e ritrovarsi in ospedale.
Mi piacerebbe un mondo senza mese del pride; vorrebbe dire che la nostra società avrebbe raggiunto un tale livello di libertà ed equità da non doversi più preoccupare dei diritti di una minoranza, perché non esisterebbero minoranze con meno diritti. Desidero tanto che i nostri figli possano crescere in un mondo in cui non occorra una giornata dedicata a ricordare i “diversi”. E vi confesso che quel mondo esiste in casa mia.
Sono cresciuto in una famiglia numerosa, una tipica famiglia del sud: tradizionale, festosa, rumorosa, ingombrante e così piena d’amore che non ho mai percepito la mia omosessualità come un problema. Ho vissuto le mie relazioni con trasparenza e sono stato amato e rispettato dagli altri non certo per il mio orientamento sessuale, ma per la persona che sono, per tutte le mie diversità – ognuno di voi, se ci pensate, ne ha molte e le deve difendere perché le diversità sono particolarità che caratterizzano e ci rendono tutti a nostro modo speciali. La diversità è una risorsa, e spaventa solo quando non si è pronti ad accoglierla.
Alba è la mia diversità e guai a chi me la tocca. Essere papà di Alba mi aiuta ogni giorno a tenere bene a mente quanto la vita sia bella, seppur faticosa. Ringrazio la diversità di Alba per aver contagiato il mio essere papà – un papà diverso – e perché contribuisce in modo fortissimo alla mia dose di felicità quotidiana. Quante volte ho usato la parola diversità? Qualcuno ne ha paura? Non deve. Lasciamo da parte il pregiudizio e accogliamo gli altri, permettiamo loro di rendere la nostra vita un po’ “diversa”!
L'altro giorno Luca ha condiviso il video del suo primo incontro in un ospedale napoletano con un'ancora piccolissima Alba, e... beh, mi sono sciolta! <3
Con quale faccia tosta si può negare che quest'uomo sia in grado di dare alla sua bambina tutto l'amore e la dedizione di cui ha bisogno?
Purtroppo – ne sono al corrente perché certi miei amici su Facebook commentano i loro post – ci sono parecchi individui che condividono immagini come questa qui sotto...
... allo scopo di insinuare l'informazione falsa e tendenziosa che, qualora dovesse essere finalmente approvato il sacrosanto Ddl Zan, la libertà di espressione dei fanatici sostenitori della cosiddetta famiglia tradizionale verrebbe limitata (mentre non è affatto così... e sarei quasi tentata di dire "purtroppo"!). La risposta più efficace per costoro l'ha ideata un mio amico, il quale ha commentato...
Tu – e devo dire un'altra massa consistente di persone – state ponendo la stessa domanda: posso? Che tu possa è autoevidente: lo hai appena fatto e la polizia non ti sta suonando al campanello. Dunque delle due l'una: o era una domanda retorica, o sei un minus habens che non si rende conto delle proprie azioni nel momento in cui le compie.
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