Quello dello smart working è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Stamattina in particolare mi sono allontanata dalla mia scrivania in un modo che mi è sembrato abbastanza plateale, e sono andata alla ricerca di un posto silenzioso dove concentrarmi su un compito piuttosto impegnativo – e che avrei potuto svolgere da casa in modo molto più efficiente e stressandomi assai meno – visto che i miei vicini di postazione non la smettevano di parlare tra di loro... ma dopo un po' sono stata raggiunta da uno di questi colleghi tanto ciarlieri, che non si rendeva proprio conto di quanto disturbasse. Ebbene, alla fine sono riuscita a farglielo capire, in modo gentile e pacato ma inequivocabile, lui si è dileguato con la coda tra le gambe, ed io sono orgogliosa di me! :-)
Dopo la striscia che ho condiviso giorni fa, oggi ne propongo un'altra nella quale in effetti mi riconosco di meno, dal momento che nel mio attuale impiego il lavoro da casa non è proprio contemplato, salvo casi eccezionali.
(Clicca per ingrandire)
– Forse potrei lavorare definitivamente da casa.
– Nessun problema. Ho solo bisogno di alcune cose per assicurarmi che tu stia lavorando.
– Ad esempio?
– Beh, ovviamente, ho bisogno di frequenti resoconti della situazione.
– Mi sembra ragionevole.
– E avrò bisogno di tenere traccia dei tuoi tasti premuti e della posizione del tuo telefono.
– Wow. Beh, va bene. Immagino di potermici abituare in cambio della mia libertà di lavorare da casa.
– Adesso che ho allentato le briglie, possiamo parlare di farti indossare una body cam.
P.S.: È ovvio che non tutti i lavori si possono svolgere da remoto in maniera soddisfacente... ma il mio sì, accidenti, almeno per il 50% del tempo!
finché i lavoratori saranno valutati per la presenza e non per l'efficienza chi perde più tempo e resta piantato al lavoro per 12 ore sarà considerato migliore (che poi chiacchieri, cazzeggi o altro non conta)
RispondiEliminaL'hai spiegato perfettamente!
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