La scorsa settimana si è molto parlato di questa notizia: un medico fiscale di origine camerunense si è recato a Chioggia per controllare un operaio di una fabbrica di reti da pesca. Il lavoratore, però, non era in casa; avvertito probabilmente dalla moglie, è tornato di fretta in bicicletta, vestito con costume da bagno e ciabatte da mare, e ha aggredito il dottore urlandogli «Ne**o di me**a, da qui non esci vivo. Tu firmi che ero in casa o ti spacco la testa». La compagna del medico, nonché madre della sua bimba di due anni, ha affidato a Facebook la loro versione dell'accaduto. Non c'è da stupirsi che la vittima, oltre a sporgere denuncia, abbia chiesto anche il trasferimento: non vuole più vivere e lavorare in Veneto.
Ritenendo opportuno sentire anche l'altra campana, tre giorni fa il Corriere del Veneto ha intervistato – l'articolo è dietro paywall, ma da smartphone sono riuscita a leggerlo senza problemi – l'aggressore il quale, trovandosi travolto da una riprovazione pressoché unanime oltre che sacrosanta, ha fatto di tutto per suscitare compassione, supportato non poco dal "giornalista". Ecco i passaggi salienti delle sue dichiarazioni.
Dicono che ho fatto così perché quello era nero. No, avrei fatto lo stesso anche se fosse stato bianco o giallo. Sono andato fuori di testa perché pensavo di perdere il lavoro, ho tre figli. Non sono un furbetto del cartellino, sono in malattia da 15 giorni per un’ernia inguinale che mi impedisce di lavorare e da otto mesi che aspetto di essere operato. Senza lavoro non mangia la mia famiglia e neanche quella di mio cognato.
Vai a risentirti il monologo di Pio e Amedeo sul razzismo: il razzismo non sta nella parola negro, ma nella testa di chi parla, così se dico che ti ammazzo, non lo penso veramente. [A questo punto credo proprio che coloro che difendevano i due "comici" foggiani per questa loro infelicissima uscita dovrebbero solo vergognarsi, NdC]
Non ho i soldi per pagarmi un avvocato, cosa vogliono da me? Se continua così va a finire che mi trovano impiccato in piazzale Penzo, giuro che lo faccio.
Se sapevo come andava a finire lo avrei riempito di botte quello, così almeno si parlava di qualcosa. Passo per uno che ha ucciso una persona, un furbo che si finge malato e che frega lo stipendio. Io ero fuori per far camminare il mio piccolo Gabriele che si stanca di stare seduto e deve muoversi, io devo farlo camminare perché da solo non ci riesce.
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