Domenica scorsa quindici persone sono salite sulla funivia Stresa-Mottarone per trascorrere dei momenti spensierati, e invece hanno trovato quasi tutte la morte in seguito alla caduta della cabina che le trasportava. È sopravvissuto soltanto un bambino di cinque anni, Eitan, che però ha perso entrambi i genitori, il fratellino e i bisnonni materni venuti in visita da Israele. Venendo a conoscenza di una simile tragedia, la prima reazione è l'angoscia... che però si trasforma in rabbia quando scopri che a quanto pare l'incidente non è stato causato da un già di per sé difficilmente perdonabile errore umano, bensì da un'assai più grave consapevole manomissione dettata dal timore di perdere profitti. Una vicenda che sembra avere parecchi punti in comune con la morte di Luana D'Orazio, operaia tessile appena ventiduenne, mamma di un bimbo di 5 anni, stritolata da un macchinario i cui dispositivi di sicurezza sarebbero stati disattivati per incrementare la produzione.
Poiché ho finito le parole, mi limito a linkare chi si è saputo esprimere meglio di me: Myrta Merlino, Francesco Costa, Saverio Tommasi, Andrea Sacchini. Mi sarebbe piaciuto leggere anche l'editoriale di Ezio Mauro su Repubblica, ma è riservato agli abbonati.
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