Quest'oggi sfogliando i link che avevo salvato nei Segnalibri in attesa di avere il tempo per leggerli – e adesso che sono finalmente in ferie un po' di tempo ce l'ho! – sono rimasta colpita da una
sequenza di tweet pubblicati a febbraio dall'utente
@Marco_dreams e condivisi da una mia "facciamica" sotto forma di screenshot. Trattandosi di una questione da un certo punto di vista privata, avevo qualche remora a scrivere un post al riguardo... ma poi mi sono detta: quei tweet sono pubblici, e l'aneddoto merita di essere raccontato.
Lunedì è morta la mamma, novant’anni vissuti intensamente, voluta bene da tutti e se n’e andata senza soffrire, spegnendosi come una candela. Ha conosciuto la guerra, a 15 anni era a Verona sotto i bombardamenti, con mio nonno in un campo di prigionia in Grecia.
Ha voluto con sé le lettere del babbo, di quando erano fidanzati, la mamma era rimasta vedova tanti anni fa, già nell’80. Ieri nel prepararle per mettergliele accanto ho evitato di leggerle, sbirciavo qualche frase qui e là ma non volevo profanare i loro segreti più intimi.
Una lettera però l’ho tenuta, non ha nulla di intimo, di personale. È una lettera datata 12 luglio del 1946.
Parla della delusione in relazione alla svolta politica dell’Italia, della caduta di tutti gli ideali che lo animavano, del vedere il paese “perdonare” i crimini fascisti
“Così ho compreso che il sogno di combattere per una giusta causa è vano. L’Italia è fascista, fascista nel profondo, l’Italia non è mai stata libera e mai lo sarà. Appena nel mondo le cose ritorneranno quiete ritorneranno i vecchi dittatori.
Noi speravamo che il fascismo morisse per lasciate vivere l’Italia, invece l’Italia muore succhiata dalla voracità fascista.”
Due pagine piene di messaggi come questo: rabbia, delusione e un senso di impotenza.
Verso la fine dice: “Ho combattuto per un mondo che non è reale. Mi sono illuso ed ora comprendo di aver sbagliato. Ora non credo più a nulla, non c’è più nulla per cui combattere”.
Grazie alla mamma ho quindi ritrovato un messaggio del papà che purtroppo è attuale come non mai.
E non ha sbagliato, io l’ho perduto che avevo 18 anni, troppo giovane per confrontarmi con lui su temi così complessi. Ma i suoi ideali me li ha passati e ringrazierò sempre entrambi
Ecco un frammento della lettera scritta dal padre di Marco.
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