Hai adocchiato su Twitter un'immagine che ti ha colpito, e ti piacerebbe che i tuoi follower la vedessero? Anziché salvarla sul tuo computer e twittarla, semplicemente clicca su Retweet: molto più rapido e immediato, non trovi?
Analogamente, su Facebook ti sei imbattuto in un post che quasi quasi avresti voluto scrivere tu, e ci tieni che anche i tuoi amici possano leggerlo? Anziché copincollare il testo come tuo status, neanche fosse farina del tuo sacco, fai prima e meglio a cliccare su Condividi.
Qualunque sia la circostanza, quando desideri diffondere in Rete un contenuto che non sei stato tu a creare... beh, se fossi in te non dimenticherei di specificarne almeno la provenienza; tieni presente che, se i contenuti sono tutelati da licenza Creative Commons, la semplice attribuzione è il minimo sindacale.
Tutto questo per me è talmente assodato – ometto di inserire link giusto quando è palese che il contenuto non è "nativo" del sito da cui lo sto prelevando, e in genere faccio il possibile per risalire alla fonte originaria – che fatico a capire come per tanti altri possa al contrario non esserlo affatto. Ed è così che si perde nella notte dei tempi l'origine di parecchie trovate più o meno geniali, le quali finiscono per essere usurpate dal primo che passa e che è pronto a spacciarle per sue, incassando complimenti del tutto privi di valore in quanto immeritati, del tipo «Però, non sapevo che fossi così bravo...». ;-)
Martedì 1° dicembre ricorreva il sessantesimo anniversario del giorno in cui l'attivista statunitense di colore Rosa Parks rifiutò di cedere il posto sull'autobus a un bianco: un gesto assolutamente coraggioso per l'epoca, che ebbe conseguenze rivoluzionarie nel senso migliore del termine.
Ieri ho visto condivisa da svariati "facciamici" la foto qui sotto, che mostrava un sorprendente omaggio alla Parks da parte di un autista di bus; ho capito soltanto che era stata scattata a Torino, ma non da chi.
Stamattina, leggendo uno status di Enrico Sola aka @suzukimaruti su Facebook, ho appurato che era stato lui stesso a pubblicarla per primo, su Twitter, corredata dal commento «Cose belle sui pullman di Torino (e io che mi commuovo un po' e faccio fare la foto a @Gaia_Giordani)» [la sua compagna, NdC]. Ecco quello che ha scritto...
L'altra sera ho scattato e pubblicato su Twitter questa mia fotografia, accompagnata da un testo un po' ingenuo che diceva una cosa vera e cioè che mi ero commosso un po'.
Dopo meno di 48 ore ritrovo questa immagine (non una copia: proprio questa) pubblicata da chiunque e dappertutto: politici, utenti comuni, associazioni, giornali nazionali e locali, siti stranieri.
La cosa curiosa è che nessuno - nessuno! - ha citato la fonte. Anzi, buona parte l'ha presa e ripubblicata come se fosse propria.
Non che me ne importi molto (è una foto presa al volo di un'iniziativa che ho trovato carina, scattata mentre tornavo con la mia compagna da una passeggiata in collina e non una foto da Pulitzer), ma trovo notevole questo 100% di menefreghismo totale riguardo le pratiche di buon vicinato tra cittadini della rete.
Insomma, siamo giustamente tutti contro la segregazione razziale, ma totalmente indifferenti all'educazione online. Niente di grave, ma pensiamoci.Meditate, gente, meditate!
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