mercoledì 16 ottobre 2013

In memoria di Gigi Meroni

Ricorreva ieri il quarantaseiesimo anniversario della tragica scomparsa, avvenuta all'età di soli ventiquattro anni, del calciatore Gigi Meroni. Devo ammettere che fino a poco tempo fa, sentendolo nominare, probabilmente avrei pensato «Meroni chi?»... o forse no, ma comunque avevo un'idea a dir poco vaga di chi fosse; poi però ho letto Fai bei sogni. Si dà il caso che il protagonista fosse tifosissimo del Torino da sempre; ad un certo punto il piccolo Massimo (Gramellini) si mette a giocare a calcio in corridoio con una pallina di gomma, facendosi da sé anche la radiocronaca e fingendo per l'appunto di essere Gigi Meroni... quand'ecco che il ragazzino del secondo piano tifoso della Juve suona alla porta e gli comunica la ferale notizia: il suo idolo è morto investito da una macchina. Finito il libro, mi sono fiondata su Wikipedia per leggere le biografie dei giocatori granata che vi erano menzionati, e comprensibilmente quella di Meroni mi ha turbata in modo particolare.
A lui era dedicata la puntata di Sfide andata in onda lunedì sera, con il titolo Gigi Meroni. Quando un dribbling è più bello di un gol. Seguendo le varie interviste e testimonianze, ho avuto modo di conoscere ancora meglio la storia di questo fuoriclasse: la sua brillante carriera, dagli esordi in serie A col Genoa al passaggio al Torino allenato da Nereo Rocco fino all'approdo in Nazionale (invece il trasferimento alla Juventus, nonostante Agnelli fosse disposto a spendere una fortuna, andò a monte per via della rivolta dei tifosi granata); la classe sopraffina che sfoggiava sul campo di gioco nel ruolo oggigiorno desueto di ala destra (la sua specialità erano appunto i dribbling); l'insolito talento artistico, la personalità anticonformista e il look eccentrico, almeno per gli standard dell'epoca; la relazione contrastata con Cristiana, la ragazza che amava, con la quale oramai conviveva (scandalo...!) e che avrebbe dovuto sposare. Infine, il terribile incidente avvenuto la sera di domenica 15 ottobre 1967, dopo la vittoria in casa contro la Sampdoria, e una settimana prima del derby con la Juventus: quel giorno l'undici granata, spinto dalla commozione e dalla rabbia, avrebbe portato a casa un risultato storico, vincendo per 4 a 0. Per un'atroce beffa del destino, il diciannovenne neopatentato alla guida dell'auto che travolse Meroni mentre questi attraversava Corso Re Umberto insieme al compagno di squadra Fabrizio Poletti non solo era un fan sfegatato della vittima, ma si chiamava Attilio Romero: sì, proprio colui che nel 2000 sarebbe divenuto presidente del Torino...
Anche se, calcisticamente parlando, il mio cuore alloggia da sempre sull'altra sponda del Po, sono rimasta affascinata dalla figura di questo campione, e mi è venuto da domandarmi: nel mondo del calcio di oggi ci sono atleti capaci di lasciare un segno tale che fra qualche decennio verranno ricordati con altrettanta ammirazione? Temo proprio di no... a parte Alex Del Piero, si capisce! ;-) Ma forse, come ha dato a intendere l'attuale presidente del Torino Urbano Cairo nel corso della puntata di Sfide, la tragica e prematura fine di Meroni ha contribuito in modo determinante a trasformare un grande campione in una vera e propria leggenda.

1 commento:

  1. Gigi Meroni un genio nel calcio e nella vita. Come il suo gol all'Inter, con un pallonetto, mentre retrocedeva dalla porta avversaria. Quando andava a spasso con una gallina al guinzaglio, lui che si disegnava i suoi vestiti originali da solo, e che come pittore, non finì mai il ritratto della sua amata Cristiana, non riuscendo a fargli gli occhi. Ma il "non finito" è la caratteristica del genio, come si è manifestato anche in Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. A volte anche la vita è un "non finito". Cfr. ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie,

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