lunedì 2 dicembre 2019

Se semo giocati pure la Treccani...

Un tempo la Treccani, nome con cui è più nota l'Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, era considerata la risorsa per antonomasia da cui attingere il Sapere nei campi più disparati. Io stessa usavo abitualmente l'espressione "la Treccani" in questo senso: ad esempio, «mica sta scritto sulla Treccani!» (dicevo per dire, non avendo mai posseduto un'autentica Treccani per poter verificare).
Ebbene, forse d'ora in poi mi rifiuterò di farlo ancora. Questo perché stamattina mi sono imbattuta in un post pubblicato sulla pagina Facebook Treccani, e dedicato all'aggettivo "patetico".
"Patetico" è un aggettivo che deriva dal greco antico πάϑος ("sofferenza") e qualifica "opera, situazione, episodio, atteggiamento e sim. che suscitano un sentimento di malinconica commozione, di mestizia, di compassione, di pietà". Nel 1799, l'editore della Sonata per pianoforte n. 8 di Ludwig van Beethoven scelse di intitolarla "Patetica" proprio per sottolinearne la carica emotiva. Oggi non è più tanto probabile che qualcuno rivendichi di aver prodotto un'opera patetica: l'aggettivo ha spesso connotazione negativa e viene usato come sinonimo di "inadeguato al punto da meritare commiserazione"; in una parola: cringe.
Cioè, se persino la prestigiosa Treccani rinuncia a far ricorso ad un sinonimo italiano o almeno a una perifrasi per esprimere il concetto di "patetico", ma si arrende all'uso del termine inglese cringe, che peraltro sul dizionario risulta avere un significato un tantino diverso da quello divenuto "virale" da un po' di tempo a questa parte, in chi o cosa dobbiamo sperare affinché vengano preservate le peculiarità della nostra bellissima lingua? Crusca, confido in te!
Ma non basta... il post prosegue così:
Patetica – scontati i potenziali equivoci – potremmo definire anche la posa di San Girolamo, in questo particolare della "Pala di San Marco" realizzata da Sandro Botticelli (sempre lui) tra il 1488 e il 1490. Il santo, con la bocca schiusa per lo stupore o forse per bisbigliare una preghiera, ammira l'incoronazione della Vergine; al suo fianco, i santi Giovanni Evangelista, Agostino, ed Eligio.
In altre opere, tra le quali alcune famosissime di Caravaggio, San Girolamo è ritratto anziano e biancobarbuto, vestito di un semplice panno rosso, mentre traduce le Sacre Scritture in un povero studio o persino nel deserto. Botticelli lo rappresenta qui secondo l'altra iconografia principale che lo riguarda, in abito cardinalizio, forse per sottolineare l'importanza del momento e per non farlo sfigurare accanto agli altri dottori della Chiesa.

E per illlustrare il concetto non è stata usata una semplice riproduzione del dipinto, ma una sua foto con sovraimpresso un testo abbastanza sgrammaticato e dal senso che francamente mi sfugge; un meme, insomma. Io non ho parole... se non "patetico"! ;-)

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