sabato 15 marzo 2025

Sul delitto di femminicidio come reato autonomo

All'indomani dell'ergastolo ad Alessandro Impagnatiello per il femminicidio di Giulia Tramontano e a Filippo Turetta per il femminicidio di Giulia Cecchettin – quei due crimini li ho trovati particolarmente odiosi per le circostanze in cui sono avvenuti – mi sono posta delle domande sulla reazione istintiva che avevo avuto: quella che si trattasse di sentenze giuste e sacrosante. Eppure l'articolo 27 della Costituzione italiana stabilisce che

La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.

Ebbene, il carcere a vita di per sé va contro questi principi, e se scontato fino in fondo mi sembra equiparabile alla pena di morte, se non peggiore (e infatti sono previsti dei benefici tali da rendere l'ergastolo compatibile con la Costituzione, come spiegato qui riguardo al caso di Filippo Turetta). Per cui, quando il 7 marzo Lorenzo Tosa ha commentato la notizia che il reato di femminicidio sarà punito con l'ergastolo in qualunque caso con le parole «Pare che anche Meloni “abbia fatto cose buone”. E quella volta a decennio che accade bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo», mi sono trovata in disaccordo con lui come mai prima d'ora.

Citando Il Post...

Il disegno di legge appena approvato dal Consiglio dei ministri prevede di emendare il codice penale italiano introducendo un nuovo articolo, il 577-bis, formulato come segue:
Chiunque cagiona la morte di una donna, quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà, o, comunque, l’espressione della sua personalità, è punito con l’ergastolo. Fuori dei casi di cui al primo periodo, si applica l’articolo 575.
L’articolo 575 è quello sul reato di omicidio, attualmente punibile con una pena di almeno 21 anni di reclusione. Significa che, in assenza delle circostanze che possano caratterizzare l’omicidio di una donna come “femminicidio”, continuerà a venire applicato il reato di omicidio.

Nell'episodio uscito martedì scorso del suo podcast Tienimi Bordone, il cui ascolto è riservato a noi abbonati a Il Post, Matteo Bordone ha letto la dichiarazione del presidente Meloni al riguardo...

Oggi il Governo compie un altro passo avanti nell’azione di sistema che sta portando avanti fin dal suo insediamento per contrastare la violenza nei confronti delle donne e per tutelare le vittime. Il Consiglio dei ministri ha varato un disegno di legge estremamente significativo, che introduce nel nostro ordinamento il delitto di femminicidio come reato autonomo, sanzionandolo con l’ergastolo, e prevede aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn. Norme che considero molto importanti e che abbiamo fortemente voluto per dare una sferzata nella lotta a questa intollerabile piaga. Ringrazio i Ministri che hanno lavorato al provvedimento e che ci hanno permesso di raggiungere, alla vigilia della Festa della Donna, questo importante risultato.

... mettendo in sottofondo Eye Of The Tiger, che riteneva in linea con i toni trionfalistici.

Io quella del governo l'ho trovata una mossa propagandistica e nulla più, a maggior ragione perché è dimostrato che l'inasprimento delle pene non costituisce un deterrente abbastanza efficace da ridurre in modo significativo l'incidenza di reati di questo genere: se chi si accinge a commetterli fosse in grado di valutarne le possibili conseguenze, sono abbastanza sicura che desisterebbe (mentre uno che, ad esempio, progetta un furto con scasso e sa che se gli va male corre il rischio di finire al gabbio per un bel po' di anni, ci pensa non due ma mille volte).

Sull'Huffington Post è stato pubblicato l'articolo La donna non è migliore dell’uomo. Perché il reato di femminicidio non va bene, di Marta De Vivo, che demolisce l'iniziativa (ce ne sarebbero anche degli altri, ma dietro paywall).

Last but non least, oggi l'avvocato Angelo Greco ha pubblicato un video per spiegare perché la nuova legge sul femminicidio non è ingiusta, perché proteggere le donne dalla violenza è un dovere, ma è incostituzionale, perché una legge che si concentra esclusivamente sul genere rischia di violare il principio di uguaglianza costituzionale, creando tutele diseguali e pericolosi precedenti giuridici. Il suo ragionamento l'ho trovato alquanto condivisibile, tranne nel punto in cui afferma «se domani una sola e sottolineo una sola donna uccidesse il suo uomo proprio in quanto maschio, che magari lei vede come prevaricatore, sarebbe irragionevole e incostituzionale non prevedere un'analoga tutela». Ecco, fermo restando che l'omicidio è un atto terribile in ogni caso, mi sembra che ci sia una certa differenza tra un uomo che uccide una donna perché non vuole sottostare al volere di lui, e una donna che uccide un uomo perché esasperata dalle sue prevaricazioni.

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