venerdì 2 agosto 2024

Combattere ad armi pari?


È da ieri che leggo di tutto sul caso della pugile italiana Angela Carini che si è ritirata a neppure un minuto dall'inizio dell'incontro contro l'algerina Imane Khelif – ma a quanto pare la polemica montava almeno dal giorno prima – dopo essersi beccata un cazzotto sul naso, e forse non basterebbe l'intero weekend per approfondire a dovere tutti gli spunti possibili... per cui mi limiterò ad elencare qualche link, aggiungendo qualche considerazione alla fine.

  • Il video del match-lampo, al termine del quale la Carini ha voltato le spalle alla sua avversaria senza nemmeno salutarla, come vorrebbe il galateo sportivo. Ha fatto bene, dal momento che la Khelif ci era andata giù troppo pesante? Mi sembra che il modo migliore per commentare l'accaduto sia prendere a prestito la battuta di un mio "facciamico".
Angela Carini si è ritirata tra le lacrime dopo aver affrontato per 50 secondi l’algerina Khelif.
Dice che era salita sul ring per un incontro di pernacchie con l’ascella e quella le ha tirato un pugno, ‘sta stronza!

Ed ecco le mie considerazioni conclusive. Imane Khelif non è un trans né tantomeno un uomo, e neppure per quanto ne so si considera tale, bensì è una donna a tutti gli effetti. Non è chiaro a cosa sia dovuto quell'aspetto indubbiamente mascolino, se al fatto di avere cromosomi sessuali XY anziché XX oppure un tasso di testosterone nel sangue superiore a quello normale per le donne... Di qualunque cosa si tratti, comunque, ciò non la rende di certo imbattibile: nel corso della sua carriera è stata sconfitta diverse volte da avversarie dal fisico indiscutibilmente femminile.

È senza dubbio lecito chiedersi: se è vero che la peculiare condizione fisica della Khelif la avvantaggia perché le conferisce una forza fuori dal comune, è giusto ed equo che possa affrontare altre donne? Allo stesso modo potremmo chiederci se sia giusto che il cestista francese Victor Wembanyama (2,24 m), che non ha certo scelto di essere così alto, possa misurarsi sul parquet con il giapponese Yuki Togashi (1,67 m), oppure che un nuotatore dai piedi lunghissimi, in pratica pinne naturali, possa sfidare avversari dalle misure più standard. C'è poco da fare, l'allenamento e la disciplina contano sì, ma solo fino a un certo punto: alcune persone nascono con un corredo genetico che garantisce loro una struttura fisica adatta ad eccellere in determinati sport, mentre molte altre no.

P.S.: Detto ciò, posso aggiungere che considero il pugilato uno degli sport più sgradevoli che esistano? Se penso che c'è chi la definisce "nobile arte", mi viene lo sconforto...

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