Da due giorni a questa parte si sta discutendo moltissimo riguardo a questa notizia.
Lasciato la mattina di Pasqua nella Culla per la vita del Policlinico di Milano, il piccolo Enea, pochi giorni di vita per un peso di circa 2,6 kg, ora risulta in buona salute. Accanto a lui una lettera lasciata a terra: «Ciao mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile», recita il testo scritto come se a parlare fosse il bebè ma firmato «mamma». Si tratta del terzo bambino che viene affidato alla Culla per la vita: attiva dal 2007, in un locale esterno alla Clinica Mangiagalli garantisce a chi prende la decisione di abbandonare il proprio bambino di farlo in anonimato e di assicurarsi una cura immediata del neonato. Alle 11:40 della domenica di Pasqua, 9 aprile, la Culla si è attivata per accogliere Enea, attualmente accudito dagli specialisti della Neonatologia alla clinica Mangiagalli del Policlinico. Dall’ospedale arrivano altri dettagli sulla lettera lasciata dalla mamma accanto al bimbo: «Parla di coccole, dice di volergli molto bene, ma di non potersi occupare di lui. Racconta anche che il bimbo è super sano e che tutti gli esami fatti in ospedale sono ok». A parlare del caso di Enea anche il direttore generale del Policlino di Milano, Ezio Belleri: «E’ una cosa che pochi sanno, ma in ospedale si può partorire in anonimato, per la sicurezza di mamma e bambino», spiega. «Inoltre esistono le Culle per la vita: la nostra si trova all’ingresso della Clinica Mangiagalli e permette di accogliere in totale sicurezza un bimbo che i suoi genitori non possono purtroppo tenere con sé. E’ una decisione drammatica, ma la Culla consente di affidare il piccolo ad una struttura dove gli sono garantite cure immediate e che preserva l’assoluto anonimato per i genitori».
Come se non bastasse il primario di Neonatologia della Mangiagalli, il quale ha dichiarato di sperare che la mamma ci ripensi (dando in pratica per scontato che lei abbia preso la decisione di rinunciare a suo figlio alla leggera, d'impulso, senza ponderare attentamente ogni aspetto :-/), ci si è messo pure il comico Ezio Greggio, il quale le ha rivolto un appello sui social. «Torna ti prego, questo bambino è fantastico. Non è giusto che sia abbandonato, ti daremo una mano», e fin qui posso anche apprezzare l'intenzione, anche se vale quanto ho scritto sopra sul "ripensarci"... solo che poi si è lasciato scappare una frase terrificante: «Prendi il tuo bambino che merita una mamma vera, non una mamma che poi dovrà occuparsene ma non è la mamma vera». Schiere di "finti" genitori adottivi, che amano incondizionatamente i loro figli pur non condividendone il corredo genetico, ringraziano.
Io sono convinta che quella mamma abbia compiuto il più bel gesto d'amore materno che possa esistere, portando a termine la gravidanza e poi scegliendo di separarsi dal suo bambino a costo di uno strazio che non posso neanche immaginare, per dargli la possibilità di avere quell'esistenza serena che lei sente di non potergli offrire (per quali ragioni, economiche o di altro genere, non è dato sapere). Penso anche che tutto questo cancan mediatico, innescato dal personale dell'ospedale che divulgando tutti quei dettagli non ha avuto alcun rispetto di una situazione così delicata, sia terribilmente mortificante nei confronti di quella donna – oltretutto, chissà per quanto tempo ancora la poveretta riuscirà a conservare l'anonimato, visto che oramai è più ricercata di Matteo Messina Denaro :-( – nonché scoraggiante nei confronti di tutte quelle donne che potrebbero avere la necessità di avvalersi di un servizio assolutamente lodevole come la Culla per la Vita, ma che a questo punto ci penseranno non due, ma diecimila volte.
Concludo con un po' di link sulla questione:
- il post di Luca Trapanese, papà adottivo di una bellissima bambina con sindrome di Down che essendo single ha potuto adottare soltanto dopo che svariate potenziali coppie adottive si erano tirate indietro;
- il post di Alessandro Gilioli, che ha vissuto anche lui l'esperienza dell'adozione;
- quello di Selvaggia Lucarelli;
- l'articolo Ciò che abbiamo fatto alla donna che ha lasciato il figlio nella 'culla per la vita' è pericoloso, di Roba da Donne;
- Il diritto alla riservatezza, di Coordinamento CARE adozione affido.
P.S.: L'immagine in apertura è tratta dal post di GreenMe, che merita anch'esso di essere letto.
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