Dal mio punto di vista una delle cose più imbarazzanti che si possano fare è correggere qualcuno ritenendo che sia in errore, salvo poi scoprire che aveva ragione lui. Di recente è incappato in questa spiacevole situazione il virologo Roberto Burioni, che di per sé non fa granché per rendersi simpatico, redarguendo un suo interlocutore su Twitter e facendogli notare con sicumera che il plurale di valigia è valige e non valigie. Peccato che di quel tweet si potesse contestare tutto, volendo, fuorché quello: come conferma la grammatica Treccani, la grafia corrente del plurale di valigia è valigie, sebbene pure valige sia ammesso.
[Il tweet di Burioni è "misteriosamente" scomparso dal suo account, ma io l'ho recuperato dal sito dell'agenzia di stampa Dire]
Manolo Trinci, dei cui brevi video su YouTube ho parlato pochi giorni fa, ha colto la palla al balzo spiegando la regola in maniera chiara e concisa e con la sua tipica parlata romanesca (magari qualcuno non lo sopporterà proprio per questa sua caratteristica, che personalmente trovo adorabile).
Per non cadere più nel trappolone dei plurali in -cia e in -gia, che dovemo fa'? Mo' te insegno un truccone per non "smandrappare" più! Seguimi, ah ah!
Il truccone è questo: quando -cia e -gia sono preceduti da una vocale, la i rimane anche al plurale. Acacia diventerà acacie con la i, valigia diventerà valigie sempre con la i.
Quando -cia e -gia invece sono preceduti da una consonante, formeremo il rispettivo plurale senza la i. Spiaggia diventerà spiagge senza la i, arancia diventerà arance sempre senza la i.
Chiaro, no?
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