Ancora non mi capacito del fatto che Ignazio La Russa, uno che colleziona cimeli del Ventennio, sia stato eletto presidente del Senato in una seduta presieduta dalla senatrice a vita Liliana Segre, superstite dell'Olocausto nel quale i fascisti ebbero un ruolo per nulla marginale... ed ecco che l'esponente di destra, intervistato da Francesca Fagnani nel corso della prima puntata della nuova edizione del talk show Belve, alla domanda su cosa proverebbe se suo figlio gli dicesse di essere omosessuale ha risposto «Accetterei con dispiacere la notizia. Perché credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli. Ma se succede, pazienza. Sarebbe come se fosse milanista...».
Sorvolando su quanto sia discutibile il fatto che un padre etero voglia un figlio "che gli assomigli" – ineccepibile al riguardo il commento del giornalista Alessandro Milan – su un punto mi tocca dar ragione a La Russa. Mi spiego subito: neanch'io, se avessi un figlio, farei i salti di gioia se lo sapessi omosessuale. Perché mi preoccuperebbero troppo le difficoltà che lo aspettano in un paese dove tanta, troppa gente la pensa come La Russa, o come il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Tommaso Foti, il quale sullo scivolone del collega di partito ha messo una pezza peggiore del buco: «Il presidente La Russa ha una riserva, io personalmente non avrei quella riserva, lo dico apertamente, anche se devo dire che in casa mia ho una figlia, è una figlia normalissima, ma però, se mi avesse detto...».
Riguardo all'aggressione agli studenti del liceo "Michelangiolo" di Firenze, della quale sono stati riconosciuti responsabili sei membri del movimento giovanile Azione Studentesca, vicino a Fratelli d'Italia, Annalisa Savino, dirigente scolastica del liceo scientifico "Leonardo da Vinci" di Firenze, ha inviato agli studenti – e per conoscenza alle loro famiglie, ai docenti, alla DSGA e al personale ATA – una comunicazione con oggetto "messaggio sui fatti di via della Colonna".
Cari studenti,
in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l'episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose.
Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. "Odio gli indifferenti" – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.
Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così.
Da incorniciare!
P.S.: Il titolo del post è una semi-citazione del film d'animazione giapponese Porco Rosso di Hayao Miyazaki.
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