A differenza di tutti coloro che fino a ieri si atteggiavano a virologi laureati all'università dei social e oggi si sono riciclati come esperti di geopolitica internazionale, rimango senza parole davanti a quello che sta succedendo in Ucraina. Non riesco a trovare un senso a una storia che, per citare Vasco, un senso non ce l'ha. O meglio, è come se la mia mente si rifiutasse di elaborare razionalmente una realtà che non riesco proprio a concepire a livello umano. Per cui stasera mi limito a condividere un paio di pensieri leggeri sull'Ucraina.
Fino a poco tempo fa, se sentivo nominare quello Stato dell'Europa orientale, la prima cosa che mi veniva in mente era questo buffo spot: il prodotto pubblicizzato era l'Atlante Geografico De Agostini uscito col Corriere della Sera nel 1995, il primo a fissare su carta i cambiamenti geopolitici seguiti al disfacimento dell'URSS.
L'Ucraina era appunto una delle neonate repubbliche ex sovietiche, e finora avrei esitato un po' a collocarla esattamente su un mappamondo, eppure mi sono resa conto di quanto sia vicina, oltre che estesa: la cittadina brianzola dove vivo dista in linea d'aria dal punto più vicino dell'Ucraina all'incirca tanto quanto da Pachino in Sicilia, per dire.
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