sabato 19 febbraio 2022

Cronaca di un sabato mattina in posta

Mi è venuta l'ispirazione di buttare giù una cronaca della mia visita di stamattina all'ufficio postale del paese dove abito, perché nel suo piccolo ci vedo degli spunti abbastanza emblematici.

Tanto per cominciare, avevo appuntamento con un consulente per reinvestire i miei risparmi, essendomi scaduta una polizza sottoscritta anni fa. Arrivata all'ufficio postale, stranamente trovo una sola persona in attesa fuori – causa pandemia, si può entrare soltanto quando c'è uno sportello libero, a meno di non avere come me un appuntamento – e per non indispettire il signore in coda prima di me esito ad entrare finché il consulente non mi vede attraverso la vetrata e mi fa segno di passare.

Lo raggiungo allo sportello 1, ma siccome la questione è un po' lunga si rende ben presto conto che magari è il caso che io mi accomodi nel retro. Attraverso la doppia porta di sicurezza e ci mettiamo a discutere da un capo all'altro della scrivania. Mi propone una promozione che "scade oggi", e io non posso fare a meno di pensare a Poltronesofà.

Stabilito il da farsi, devo attraversare di nuovo la doppia porta per tornare allo sportello 1 e apporre un bel po' di firme sulla tavoletta grafica. A questo punto non mi era ancora stato controllato il green pass, nonostante fossi dentro l'ufficio da almeno mezz'ora; in compenso mi viene chiesto per ben due volte nel giro di pochi minuti. Se avessi voluto fare la spiritosa avrei detto «Cosa pensavate, che mi fosse scaduto nel frattempo?», ma ho immaginato che fosse stata una procedura software scritta in maniera non troppo furba – so di cosa parlo, visto che fa parte del mio lavoro – a richiedere ripetutamente la scansione del QR Code per poter proseguire.

Terminata la pratica, già che ci sono, mi viene in mente un'altra faccenda da sbrigare: in questo caso devo firmare dei fogli di carta e spedirne una copia tramite raccomandata a un ufficio di Poste Italiane a Roma (ma non facevate prima a trasmetterglielo voi?, ho pensato).

«La raccomandata può spedirla con comodo, non c'è fretta».

«Sì, ma già che sono in ufficio postale preferirei spedirla oggi stesso. [Cosa credi, che mi diverta a tornare qui tutti i sabati, visto che gli altri giorni non riesco?!, ho pensato] Solo che mi servirebbe una busta, potreste mica darmene una? Altrimenti devo fare un salto dal tabaccaio qua di fronte».

Un collega del consulente, interpellato, mi concede la busta, specificando però che mi toccherà pagarla. Io mi mordo la lingua ed evito di far notare che considerato il costo irrisorio di una banalissima busta 11×23 cm – una confezione da 25 costa meno di 2 euro – non credo che andrebbero in rovina se me la dessero gratis.

Compilo i modulini per la raccomandata, ma l'impiegato dello sportello 1 – nel frattempo il consulente, che non è fisso in quell'ufficio, se n'è andato – mi informa che per queste cose devo passare allo sportello 2. Aspetto che si liberi, dopodiché chiedo all'impiegata se ha della colla per chiudere la busta – non mi è mai piaciuto leccare il margine gommato, adesso con la pandemia ancora meno – e trova sulla scrivania un tubetto di colla stick che stava lì da chissà quanto tempo: dal momento che non tiene, lo butta nel cestino e chiude la busta con lo scotch. Predispone l'invio della raccomandata e mi controlla un'altra volta il green pass, dopodiché pago con la mia carta Postamat. Per correttezza avevo precisato «La busta me l'ha data il suo collega, ha detto che va pagata», ma non mi sembra che abbia addebitato nulla al riguardo.

Da ultimo devo ritirare un pacchetto in giacenza per conto del mio compagno, il quale mi ha firmato la delega, su cui era menzionato solo il documento d'identità del delegato e non anche quello del delegante. Eppure l'impiegata mi chiede lo stesso entrambi. Solo per puro caso avevo con me una copia del suo, altrimenti forse mi sarebbe toccato tornare a casa a prenderla. Ci sono 5 euro e 36 centesimi di spese da pagare, e vorrei farlo anche stavolta con la Postamat, ma a quanto pare il sistema non consente di effettuare un'altra operazione con la stessa carta durante la medesima sessione. La cosa non mi convince, ma evito di insistere e dichiaro magnanima «Se è un problema, posso pagare in contanti».

«Grazie, mi farebbe un favore».

Ravano un po' nello scomparto dei "ramini", ma non riesco a trovare abbastanza pezzi da un centesimo, o almeno da due – me ne libero sempre volentieri quando posso – così pago con una banconota da 5 euro e il numero minimo di monete possibile, prelevo il pacchetto depositato insieme ad altri fra le due porte di cui sopra, saluto e mi dileguo.

The End

2 commenti:

  1. "The end"? Peccato, cominciavo a divertirmi :-)

    (Sto scherzando, ovviamente. Non so come tu abbia fatto ad arrivare in fondo. Io, per come sono fatto, avrei sbroccato già al primo ritorno allo sportello n. 1.)

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    1. E mi è andata anche bene! Il consulente mi aveva anticipato che ci sarebbe voluto del tempo, per cui mi ero tenuta libera l'intera mattinata ed ero psicologicamente pronta al peggio. Poi per fortuna sono uscita dopo "solo" un'ora e mezza...

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