lunedì 9 novembre 2020

La sai la... terzultima?

Certi giorni gira così... e oggi, anche se ho ben poca voglia di ridere, condivido tre barzellette trovate sui social. Che in effetti non sono esattamente del tipo "da risata sguaiata".

Ci sono tre naufraghi su un'isola: un ingegnere, un architetto e un economista. Devono aprire una bottiglia, chiusa con un tappo di sughero, e ciascuno idea una soluzione basata sulle proprie competenze.
L'ingegnere propone di forgiare uno strumento a gancio, sfruttando il materiale presente sull'isola (legno e pezzi in metallo dei relitti sulla spiaggia).
L'architetto propone di costruire una morsa legando due tronchi in modo da bloccare la bottiglia e di pianificare la caduta di una noce di cocco nel punto esatto dove si verrà a trovare il collo della bottiglia, in modo da spezzarlo via con precisione senza versarne una goccia.
L'economista dice «Ipotizziamo di avere un cavatappi».
Un ebreo dice ad un amico: «Ti ricordi di mio figlio? Tu sai che l'ho sempre educato nel rispetto della religione ebraica. È successa una cosa strana: l'ho mandato in Israele perché cresca da vero ebreo, e lui... è tornato cristiano».
«Strano, – gli dice l'amico – anch'io ho educato mio figlio nel rispetto della religione, ma quando l'ho mandato in Israele, è tornato cristiano anche lui».
«Questo è molto strano, parliamone al rabbino: I nostri figli che abbiamo educato da veri ebrei sono andati in Israele e sono tornati a casa cristiani».
«Questo è molto strano perché anche mio figlio è andato in Israele e, malgrado sia stato allevato da vero ebreo, è tornato a casa cristiano».
«Allora cosa possiamo fare?».
E il rabbino: «Chiediamo al Signore: Signore di Israele, Dio di Abramo, Isacco e di Giacobbe, ascoltaci, vogliamo chiederTi un consiglio: i nostri figli, tutti degli ottimi ebrei, sono andati in Israele e sono tornati a casa cristiani, che cosa possiamo fare?».
E Dio: «Questo è molto strano, perché anche Mio figlio...».
C'è un vecchietto milanese che va in Inghilterra in vacanza. Quando torna a casa, per prima cosa va al bar a trovare i "compagni di bianchino", e quelli:
– Ue, Giuan, alura? 'Me l'è 'ndada in Inghiltera? L'è bela?
(Giovanni, raccontaci? Com'è andata in Inghilterra? È bella?)
– E, vardì, per ess bela l'è propri bela! Ma l'è mpu' strana.
(Guardate, per essere bella è bella! Ma è un po' strana) I pulman quei aaalt, ia ciamen bass. (I pullman, quelli alti, li chiamano bass) I stradoun quei laarc ia ciamen strit. (Gli stradoni, quelli larghi, li chiamano strit) El frech el ciamen cold. (Il freddo lo chiamano cold) I don ia ciamen uomen. (Le donne le chiamano uomen) Poi giri l'angul, vedi na biunduna e la ma fa «LAV MI». (Poi giro l'angolo, vedo una biondona che mi dice «LAV MI»)
– E ti ste fe'?
(E tu cosa fai?)
– E mi gu fa «MA LAVES IN DE PER TI, VUNCIUNA D'UN INGLESA!»
(E io le ho detto «MA LAVATI DA SOLA, BARBONA DI UN'INGLESE»)
[Ovviamente non ammetterò mai, neanche sotto tortura, che quest'ultima l'avevo capita anche senza bisogno della traduzione ;-)]

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