- quella di salvaguardare la salute della popolazione, limitando la diffusione del contagio da COVID-19 e il numero di vittime, ed alleggerendo un sistema sanitario ormai ridotto al collasso, soprattutto in alcune regioni;
- quella di evitare che una sosta troppo prolungata delle attività produttive e commerciali causi una crisi economica devastante, che priverebbe chissà quante persone delle loro fonti di reddito e ridurrebbe in miseria loro assieme alle loro famiglie.
Insomma, ci troviamo invischiati in una sorta di circolo vizioso, nel quale è impossibile raggiungere un equilibrio ideale oppure prendere decisioni che siano prive di conseguenze negative. Questo paradosso è stato esplicitato piuttosto bene dall'infettivologo Massimo Galli: «È vero che è meglio essere vivi con le pezze al sedere e non morti, ma non si può mandare a rotoli il paese: nemmeno chi fa il mio mestiere può dimenticare l'importanza dell'economia, ma non si può fare nemmeno il contrario. Convivere col virus significa non farsi bastonare».
Nella puntata di Report andata in onda lunedì scorso, il conduttore Sigfrido Ranucci ha tenuto il discorso mostrato nel video qua sotto.
Cos'è che non calcola il PIL? Non calcola la qualità della salute della nostra famiglia, la qualità dell'istruzione dei nostri figli, lo svago dei nostri figli nei momenti di gioia, di libertà. Non calcola la poesia, o la bellezza, o il valore della comunità che si sta formando in questo momento. Non calcola soprattutto la dedizione, l'abnegazione e l'estremo sacrificio di medici e infermieri. In sostanza, cos'è che non calcola il PIL? Tutto quello che rende la vita degna di essere vissuta.Come precisato dallo stesso Ranucci, si tratta di una rivisitazione del celebre discorso tenuto da Robert Kennedy presso la Kansas University il 18 marzo 1968.
Con troppa insistenza e troppo a lungo, sembra che abbiamo rinunciato alla eccellenza personale e ai valori della comunità, in favore del mero accumulo di beni materiali. Il nostro PIL ha superato 800 miliardi di dollari l'anno, ma quel PIL – se giudichiamo gli USA in base a esso – quel PIL comprende l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le autostrade dalle carneficine. Comprende serrature speciali per le nostre porte e prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende la distruzione delle sequoie e la scomparsa delle nostre bellezze naturali nella espansione urbanistica incontrollata. Comprende il napalm e le testate nucleari e le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, e i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini. Eppure il PIL non tiene conto della salute dei nostri ragazzi, la qualità della loro educazione e l'allegria dei loro giochi. Non include la bellezza delle nostre poesie e la solidità dei nostri matrimoni, l'acume dei nostri dibattiti politici o l'integrità dei nostri funzionari pubblici. Non misura né il nostro ingegno né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione per la nostra nazione. Misura tutto, in poche parole, eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta. Ci dice tutto sull'America, eccetto il motivo per cui siamo orgogliosi di essere americani.
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