Ecco qui di seguito la trascrizione.
Voleva lasciarlo ma lui non si rassegnava. Così la lite furiosa, nel cuore della notte. Ha gridato, più volte, chiedendo aiuto. Anna Marochkina, 32 anni, ha urlato più che poteva ma quando un vicino ha bussato alla loro porta per aiutarla, al primo piano del condominio di Piossasco, nel Torinese quella porta è rimasta chiusa. E poi il silenzio. Suo marito Andreas Trabuio Raae Pedersen, 39 anni di origini danesi, le ha tagliato la gola con un coltello da cucina, poi con la stessa arma si è colpito al cuore, un colpo secco e fatale. I coniugi sono stati trovati oramai senza vita nell'appartamento. Lei stesa a terra, in bagno, in una pozza di sangue e lui riverso su di lei, come se volesse proteggerla dopo averle tolto la vita.Le ultime parole, quelle che ho evidenziato in grassetto, adesso nell'articolo non compaiono più: sono state censurate, suppongo in seguito al diluvio di critiche. Ma trovo allucinante che qualcuno abbia anche solo potuto concepirle, a maggior ragione dopo aver notato che l'articolo porta la firma di una donna, Cristina Palazzo. Le reputo sintomatiche di una mentalità fin troppo dura a morire, che giustifica i cosiddetti "delitti passionali" dando per scontato che l'assassino, quasi sempre di sesso maschile, abbia ucciso la sua vittima "per troppo amore", perché non sopportava l'idea di poterla perdere, e allora è giunto al folle gesto di eliminarla sulla spinta di un movente perverso del tipo «Se non puoi essere mia, non sarai mai più di nessun altro». E mi rammarico in modo particolare che un simile insulto al buon senso e alla civiltà sia stato pubblicato non su testate come Libero e il Giornale, dalle quali come ho scritto pochi giorni fa non mi aspetto nulla di buono, bensì su Repubblica, che almeno in teoria dovrebbe essere maggiormente in linea con la mia visione del mondo.
Mi auguro che chi mi legge sia abbastanza intelligente e maturo da non aver bisogno che io gli spieghi ciò che è ovvio, cioè che, se si vuol bene davvero a una persona, tutto si è disposti a fare fuorché farle del male. Rassegnarsi a rinunciare a chi si ama, a lasciarlo andare quando il rapporto non funziona più... quella sì che è un'autentica prova d'amore.
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