giovedì 4 giugno 2015

La vita continua

Mufasa: Simba, lascia che ti dica una cosa che mio padre disse a me. Guarda le stelle. I grandi re del passato ci guardano da quelle stelle.
Simba: Davvero?
Mufasa: Sì. Perciò quando ti senti solo, ricordati che quei re saranno sempre lì per guidarti. E ci sarò anche io...
[Il dialogo è tratto dal film Il re leone, come pure il fotogramma qui accanto che mostra il drammatico momento della morte di re Mufasa, papà di Simba]
Torno a scrivere da queste parti dopo una settimana estenuante e dolorosissima: purtroppo venerdì sera il mio papà se ne è andato per sempre. La salute non lo assisteva da tempo, era affetto da tutta una serie di disturbi uno più grave dell'altro, per questo c'era da aspettarsi che non sarebbe rimasto con noi tanto a lungo... ma che sei sere fa ci potesse lasciare nel giro di poche ore questo no, è stato tutto un precipitare di eventi che mi ha colta impreparata e a cui ho assistito da impotente spettatrice. All'improvviso l'equilibrio della mia famiglia è rimasto sconvolto, venendo a mancare quella che per decenni ne era stata la colonna portante, la cui forza morale ha resistito quasi fino all'ultimo anche quando quella fisica andava scemando.
E già mi mancano da morire così tante cose di lui... le volte che mi intercettava per chiedermi un "aiutino" – e quasi mi scocciavo, accidentiammé, perché magari avevo altro per la testa – per completare i cruciverba della sua cara Settimana Enigmistica, quando bussava alla porta della mia stanza prima di andare a letto per augurarmi la buonanotte... perfino le volte che entrava senza bussare con la massima nonchalance irritandomi un sacco mi mancano. Negli ultimi mesi ho dovuto seguirlo con sempre maggiore assiduità nei suoi impegni sanitari, e lo spronavo anche con una certa severità perché non volevo assecondare le sue piccole fissazioni che rischiavano di indurlo a trascurare le cure di cui aveva bisogno... ma alla fine il suo corpo così duramente provato ha ceduto.
Sul lavoro mi sono presa due giorni di permesso per lutto, inframmezzati dalla festività del 2 giugno che coincideva con il mio compleanno, di gran lunga il più triste della mia vita. Me ne sarebbe spettata un'altra, di giornata di permesso, però oggi sono voluta tornare in ufficio perché sapevo di avere faccende urgenti da sbrigare – salvo poi scoprire che in mia assenza se ne era occupata una collega senza comunicarmelo – ma anche perché speravo che tenere la mente occupata in qualcosa di concreto potesse essermi d'aiuto per riprendermi. Non è stato esattamente così: ritornare alle solite incombenze mi è sembrato così assurdo, così surreale, sentire le colleghe che cianciavano come se niente fosse mi dava quasi sui nervi, avevo la sensazione che nessuno potesse capire davvero il mio dolore, almeno lì dentro, perché mi sa che sono l'unica ad aver perso un genitore con il quale abitavo ancora, da brava "bambocciona", e immagino che questo faccia una certa differenza. Il tempo, chissà quanto ce ne vorrà, servirà a guarire il dolore, ne sono certa... Ma anche la consapevolezza che papà desiderasse, anzi desideri vedermi serena mi aiuterà a ricacciare indietro le lacrime, se solo mi metto d'impegno.
E niente, molto altro ci sarebbe da scrivere, ma mi fermo qui, un po' perché sono sfinita, un po' perché certi ricordi, come i segnali che credo che papà mi abbia mandato dal cielo nel giorno dell'ultimo saluto, preferisco tenerli per me.
Conto di riprendere al più presto a pubblicare con regolarità su questo blog, tornando a trattare i soliti argomenti che oggi mi sembrano così frivoli... perché sento che comunque mi farà bene, mi servirà da valvola di sfogo. Ma il mio papà lo terrò sempre nel cuore in ogni momento, in tutto quello che farò, perché è lui – oltre ovviamente alla mamma – che devo ringraziare per essere diventata la persona che sono, e della quale, nonostante qualche conflitto interiore, sono abbastanza orgogliosa. Ciao papà, adesso puoi finalmente riposare in pace!

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