venerdì 26 giugno 2015

Fuori dal contesto

L'altro giorno un mio "facciamico" ha pubblicato un post in cui lamentava che un gran numero di suoi contatti avesse usato parole di disprezzo nei confronti dello spagnolo Kiko Argüello, iniziatore del Cammino neocatecumenale, per il discorso da questi tenuto nel corso del Family Day, e che lo avessero fatto in modo a suo avviso ingiustificato, lasciandosi manipolare da titoli fuorvianti come quello dell'Huffington Post. Non ho saputo trattenermi dall'intervenire nella discussione copincollando lo stesso estratto del discorso di Argüello che avevo già condiviso sul mio tumblr...
Ma se la moglie lo abbandona e se ne va con un’altra donna (sic) quest’uomo può fare una scoperta inimmaginabile, perché questa moglie gli toglie il fatto di essere amato, e quando si sperimenta il fatto di non essere amato allora questo richiama l’inferno. Quest’uomo sente una morte dentro così profonda che il primo moto è ucciderla. Il secondo moto, poiché il dolore che sente è mistico, siderale e orribile, piomba in un buco nero eterno e allora pensa: “Come posso far capire a mia moglie il danno che mi ha fatto? La sofferenza che ho?”. Uccide i bambini.
(Non dirmi che non lo trovi allucinante, ti scongiuro...)
... e per tutta risposta sono stata tacciata di aver decontestualizzato. Mah, secondo me si può andare incontro a fraintendimenti astraendo dal contesto una singola parola, o una breve frase, non certo un brano lungo e articolato come quello che avevo citato io... comunque, se lui è libero di restare della sua opinione, io resterò della mia, e cioè che non si può in alcun modo giustificare il femminicidio, per non parlare dell'infanticidio, come mi sembra che abbia fatto Argüello. Molto altro avrei da dire al riguardo, ma la farei troppo lunga, per cui mi fermo qui...
Oggi ho avuto la prova di quanto non tener conto del contesto possa dare adito a strumentalizzazioni. Un altro "facciamico" ha condiviso questo link, con il commento «Non è che si sta leggermente esagerando con il politically correct?». Dopo aver letto l'articolo in questione, pubblicato da Se Non Ora Quando – Torino, ho pensato che il mio amico avesse un bel coraggio a difendere il cabarettista e cantautore Marco Carena – che non sentivo nominare praticamente dal 1991, anno in cui partecipò al Festival di Sanremo con Serenata, un brano "leggermente" allusivo – per aver messo in musica con tanta disinvoltura, e poi cantato per l'ennesima volta prima della festa di San Giovanni a Torino, il punto di vista di un uomo che picchia e maltratta la sua donna. In seguito però lo stesso "facciamico" ha condiviso uno screenshot del post in cui lo stesso Marco Carena cercava di chiarire la spiacevole incomprensione. Lo riporto qui di seguito.
Gentili Signore di SeNonOraQuando, sono molto dispiaciuto di questa incomprensione, perchè con la canzone "Io ti amo", con cui ho vinto il Festival di Sanscemo nel '90, e che in questi 25 anni ho cantato in TV, Radio e molte piazze d'Italia, volevo, già in tempi non sospetti, denunciare proprio la violenza sulle donne, tema di cui allora non si parlava ancora, ed è evidente, ascoltando tutto il testo, che quella, farcita con sarcasmo ed ironia, è chiaramente la visione dell'amore di un "demente". Con questo stile di scrittura, per quanto mi sia riuscito possibile, ho sempre cercato di sottolineare nelle mie canzoni delle tematiche sociali. Mi farebbe piacere un incontro di persona in modo da poter dibattere e chiarire i nostri punti di vista perchè ritengo che, con mezzi e parole diverse, stiamo comunque affrontando gli stessi problemi. Grazie dell'attenzione. Marco Carena
A me viene naturale leggere nel testo di Io ti amo un intento di denuncia, sia pur in chiave ironica e sarcastica, non certo un'approvazione della violenza contro le donne, e farei un discorso analogo per l'altro testo incriminato, Che bella estate... ma evidentemente non per tutti/e questo è altrettanto naturale: troppo spesso l'ironia è un'arma a doppio taglio, e sono certa che Marco Carena, che sul genere "demenziale" ha costruito la sua carriera, ne fosse consapevole già da tempo.
[L'immagine che apre il post raffigura la Fontana di Marcel Duchamp, un tipico esempio di decontestualizzazione suggeritomi da questo articolo che, ehm, devo ancora leggere per intero...]

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