lunedì 11 ottobre 2010

La furbizia del consumatore

Poiché in genere tengo disattivata la suoneria del cellulare, non di rado capita che chi mi chiama si veda costretto a riagganciare dopo un buon numero di squilli... ed è così che qualche giorno fa, frugando in borsa, ho scoperto che su uno dei miei due cellulari erano arrivate tre chiamate senza risposta provenienti da un numero privato. Il misterioso contatto comunque non si è dato per vinto, finché al quarto tentativo non ho finalmente risposto. Ebbene, si trattava di una gentile operatrice Sky intenzionata a propormi un vantaggiosissimo pacchetto di canali televisivi a pagamento; onde evitare inutili perdite di tempo per entrambe, l'ho prontamente interrotta assicurandole che, purtroppo per lei, al momento la mia famiglia non era interessata a quel genere di offerte. Interrotta la comunicazione, ho pensato: strano che mi abbiano cercata sul cellulare, di solito è sul telefono di casa che arriva, ahimè soprattutto alle ore dei pasti e del riposo pomeridiano, questo tipo di offerte commerciali (non soltanto da Sky ma anche da altre aziende, tra cui Infostrada, Fastweb e la stessa Telecom Italia che è tuttora il nostro operatore di telefonia fissa)... dove avranno preso il mio numero di telefonino? Ben presto mi sono ricordata che, un paio di mesi fa, avevo inviato da quel cellulare un sms per partecipare a un concorso nel quale la summenzionata piattaforma televisiva metteva in palio premi particolarmente appetibili. A questo punto mi è tornata in mente una considerazione nella quale mi ero imbattuta mesi fa, informandomi a proposito del codice in materia di protezione dei dati personali, più comunemente ma impropriamente noto come legge sulla privacy: poiché in seguito all'entrata in vigore della nuova normativa possono essere contattati «solo i soggetti che hanno esplicitamente fornito il loro assenso esplicito all'opportunità di essere raggiunti da chiamate telefoniche di tipo commerciale», «le aziende, per approvvigionarsi in modo legale di contatti di potenziali clienti, hanno intrapreso campagne specifiche mediante concorsi a premi o raccolte punti» (fonte Wikipedia). Fossi stata un po' meno ingenua, sarei riuscita anche da sola a smascherare questo genere di stratagemmi... fatto sta che, da quando ho finalmente aperto gli occhi, sono diventata più restia a "sacrificare" i miei dati nella remota eventualità di portare a casa qualche bel premio. Certe volte, però, ci casco ancora, come nel suddetto caso di Sky! :-(
Colgo l'occasione per segnalare due notizie abbastanza datate (ho messo da parte i link un annetto e mezzo fa... meglio tardi che mai ;-)), ma pur sempre interessanti se messe a confronto: mentre il cosiddetto "decreto milleproroghe" del 2009 prevedeva che in Italia «I dati personali presenti nelle banche dati costituite sulla base degli elenchi telefonici formati prima del primo agosto 2005 sono utilizzabili per fini pubblicitari», nello stesso periodo Ikaro scriveva che nello stato brasiliano di San Paolo «chiunque voglia proteggersi dal telemarketing selvaggio potrà inserire il proprio numero telefonico in un apposito registro tramite il sito della ProconSP (una associazione di consumatori)», e che «Le imprese di telemarketing dovranno rispettare il divieto assoluto di usare i numeri contenuti in questo archivio, pena una multa di tre milioni di Reais (quasi un milione di euro). Le imprese potranno telefonare solo ed esclusivamente in presenza di una liberatoria scritta dal proprietario del numero, che autorizza tale impresa a fare telefonate per scopi di telemarketing». Sarebbe bello che prima o poi un approccio analogo divenisse la norma anche da noi...

1 commento:

  1. Condivido, dovrebbe essere adottato anche da noi un simile approccio a difesa dei consumatori. Sono più che convinto che questi elenchi dei numeri cellulari contengano dei riferimenti ai numeri fissi dei corrispondenti proprietari e che siano ottima merce di scambio tra le aziende che devono effettuare promozioni.Soffro sicuramente di mania di persecuzione, ma non mi stupirei se prima o poi scoppi un caso dove verrà denunciato che le informazioni sulla localizzazione dei cellulari non rimangono a sola disposizione degli organi competenti della sicurezza ma siano in modo fraudolento vendute a delle società che possono trarre ulteriore vantaggio per effettuare per esempio chiamate promozionali mirate.

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