Chi sono i precari dell'Università?
Tutti i dottorandi di ricerca, assegnisti di ricerca, contrattisti e frequentatori 'volontari', che con il loro lavoro mandano avanti la Ricerca e garantiscono il prestigio dell'Università.
Si manifesta per ricordare che:
- In ogni Università ci sono centinaia di lavoratori precari, che restano in questa condizione per anni, inseguendo il miraggio di una posizione stabile. Alternano periodi di retribuzione a mesi di totale volontariato, nell'attesa di un ulteriore contratto, spesso di pochi mesi.
- I contratti di cui fruiscono, vengono sospesi, senza possibilità di recupero, in caso di maternità e malattia prolungata. Non è prevista, per nessuna di queste forme di retribuzione, la tredicesima. Al termine del rapporto di lavoro non si ha possibilità di fruire dell'indennità di disoccupazione.
- La maggior parte di loro si ritrova disoccupata dopo vari anni di contratti e incontra molte difficoltà a trovare un nuovo lavoro perché è troppo specializzata, ha acquisito titoli che hanno valore solo nel mondo accademico e ha più di 30 anni. Gli anni di lavoro all'Università si rivelano un pessimo investimento per il futuro!
- Le retribuzioni sono da fame e non permettono una vita dignitosa, se non con l'appoggio delle famiglie. Un dottorando di ricerca, se ha la fortuna di percepire la borsa di studio, viene retribuito con 820 Euro netti al mese. Alcune forme di corso di specializzazione non sono retribuite ma i costi sono a carico del vincitore del concorso.
- I precari svolgono il grosso del lavoro nelle Università: eseguono le ricerche in prima persona, sono a contatto con reagenti chimici pericolosi e sostanze radioattive, scrivono i lavori scientifici, svolgono ore di lezione al posto del docente ufficiale, fanno esami agli studenti, praticano esercitazioni durante i corsi, cercano i finanziamenti e scrivono i progetti per ottenerli...
- I finanziamenti alla ricerca sono in quantità ridicola e in continua diminuzione. Basti pensare che il bando per i finanziamenti statali del Ministero dell'Università e della Ricerca per il 2007, ovvero il PRIN (progetti di ricerca di interesse nazionale), è stato bandito con vari mesi di ritardo allo scopo, non dichiarato ma palese, di lasciare gli Atenei senza finanziamenti per un anno.
Il Ministro Padoa-Schioppa si permette anche di definirci 'BAMBOCCIONI': oltre al danno, la beffa!
C'è poco da aggiungere... se non che, vista la situazione in cui è costretto ad operare chi fa ricerca in Italia, non c'è da stupirsi se poi avviene la famigerata fuga di cervelli! (Per quanto riguarda la frecciata a Padoa-Schioppa, avevo già scritto qua come la pensavo in proposito)
La situazione è decisamente critica, soprattutto se ci vivi in mezzo da qualche tempo e puoi toccare con mano. Purtroppo i soldi non ci sono ma le intelligenze sì. Nonostante tutto quello dell'Università resta un ambiente assolutamente stimolante e come spesso succede si preferisce essere poveri ma liberi piuttosto che schiavi ma ricchi.
RispondiEliminaCerto, se si fa ricerca con passione come certe persone che conosco, si è disposti ad affrontare più di buon grado anche le ristrettezze economiche. Comunque la definizione "poveri ma liberi" non mi pare appropriata... Alla fin fine ci si ritrova pur sempre incastrati in un sistema gerarchico!
RispondiEliminaComunque "liberi" di pensare e di fare ricerca senza pensare a scadenze o a utili da raggiungere ad ogni costo.
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