sabato 21 settembre 2024

Un dissing d'antan

Torno sulla faccenda del dissing di cui ho parlato ieri non per riferire gli ultimi sviluppi sempre più cringe della vicenda, bensì le sue inaspettate implicazioni didattiche: sia Galatea Vaglio sia Contenuti Zero – dubito che si siano messi d'accordo – si sono occupati di un "dissing" di quasi un millennio fa, ovvero la tenzone fra il sommo Dante Alighieri e Forese Donati, morto relativamente giovane nel 1296, che in seguito sarebbe stato schiaffato dall'amico poeta in Purgatorio nella cornice dei golosi.

Questo è il testo – corredato di un paio di link esplicativi e depurato dagli hashtag, che al di fuori dei social network hanno poco senso – pubblicato da Galatea nella sua pagina di divulgazione storica.

Diciamo che non è vero che queste cose un tempo non succedevano. Diciamo che non è vero perché un tempo, nella Firenze di fine 1200, i dissing fra poeti si facevano, ed anche allora i litiganti tiravano in ballo la famiglia, le mogli e le fidanzate, parlandone come se fossero oggetti. Infatti Dante e Forese Donati si insultarono a morte, tirando in mezzo mogli, padri, madri, amici e tribunali, dandosi del figlio di ladro e dell’impotente senza mezzi termini, anzi i termini tutti interi. Per non parlare di Catullo e dei neoteroi, che un giorno sì e uno anche ai tempi di Cesare, si insultavano ferocemente rinfacciandosi tresche e perversioni, anche lì citando amanti e fidanzate come se fossero tacche sul muro. Per cui non è un problema legato al sessismo o alle parolacce se tonyeffe e fedez in questo dissing fra loro ci fanno un figura un po’ meschina. È che persino quando bisogna insultare a morte qualcuno che ti sta sul ca***, se sei un grande poeta ne esci comunque bene, mentre se sei un rapperino de noantri un po’ trucido o aspirante tale, no.
Perché persino per insultarsi, raga, la cultura aiuta.

E questo è il reel dei @contenutizero.

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