lunedì 11 marzo 2024

Anche i fisici hanno un cuore! ;-)

Stasera riporto due post tratti dalla pagina Facebook di Storie Scientifiche – «Raccontiamo la vita e le scoperte degli uomini che hanno contribuito, con le loro idee e i loro sogni, al progresso scientifico» – che svelano il lato più intimo e privato di due celebri scienziati.
"Non appena sarai di nuovo qui, voglio dimenticare tutto ciò che non riguarda noi. Credo che sarebbe bene se durante questa estate la fisica venisse messa in un angolo buio, per essere ripresa più tardi, perché prima ho più da imparare da te che da tutti i trattati del mondo."
Così scriveva Werner Heisenberg [scopritore dell'omonimo principio di indeterminazione nonché Premio Nobel per la fisica nel 1932 "per la creazione della meccanica quantistica", NdC] a Elisabeth Schumacher. I due si conobbero la sera del 28 gennaio 1937 quando Heisenberg, accompagnato da due amici violinisti, si esibì al pianoforte. Lui si innamorò immediatamente di lei, e lei del suo Beethoven, rimanendo insieme fino alla fine dei loro giorni. Nella risposta di Elisabeth si legge perfettamente, come scrive Maria Popova nell'articolo che è al primo commento, "uno dei pilastri centrali della loro vita insieme: il sostegno incondizionato alla pienezza dell'essere dell'altro":
"Se in estate vorrai prenderti un po' di tempo libero dalla tua carissima fisica per me sarà, naturalmente, un po' come essere in paradiso. E puoi star certo che in seguito non mi dispiacerà mai se tu ti dedicherai per lunghi periodi nient'altro che alla fisica. Ha bisogno di te, lo so. E io sto bene da sola, quando so che tu mi ami.
“Cara Arline,
ti adoro, tesoro. So quanto ti piace sentirtelo dire ma non lo scrivo solo per questo: lo faccio perché scriverti mi scalda il cuore. È passato così tanto tempo dall'ultima volta che ti ho scritto ma so che mi perdonerai perché sai come sono fatto, cocciuto, realista e pensavo che scrivere non avesse senso.
Ma adesso, mia cara moglie, so di dover fare quello che ho sempre rinviato e che ho fatto così spesso in passato. Voglio dirti che ti amo. Che voglio amarti. Che ti amerò sempre. Faccio fatica a capire cosa significhi amarti ora che sei morta, ma ho ancora voglia di darti conforto e prendermi cura di te, così come voglio che tu mi ami e ti curi di me. Voglio affrontare i problemi con te, voglio fare piccoli progetti con te. Avevamo cominciato a imparare il cinese insieme, a usare un proiettore cinematografico. Non posso farlo anche adesso? No, sono solo senza di te: eri la mia "donna ideale" e l'istigatrice di tutte le nostre folli avventure. Quando ti sei ammalata, ti preoccupavi perché non potevi darmi certe cose di cui credevi avessi bisogno. Non avresti dovuto. Come ti ho detto, non avevo bisogno di nulla perché ti amavo tantissimo e in molti modi diversi. E adesso questo è ancora più vero: non puoi darmi niente, eppure ti amo così tanto che non potrei amare nessun'altra donna, né lo vorrei. Tu sei molto meglio di qualunque altra persona viva. So che mi darai dello sciocco, che vuoi vedermi pienamente felice e non desideri essere un ostacolo per me. Scommetto che sarai sorpresa di sapere che dopo due anni non ho nemmeno una fidanzata. Ma non puoi farci niente mia cara, e nemmeno io. Non capisco: ho conosciuto diverse ragazze, anche carine, e non voglio restare solo, ma dopo due o tre incontri non mi dicono più niente. Ci sei solo tu per me. Tu sei reale. Mia cara moglie, ti adoro.
Rich.
P.S. Scusami se non ti spedisco questa lettera, ma non conosco il tuo nuovo indirizzo.”
In foto Richard Feynman [premio Nobel per la fisica nel 1965 per l'elaborazione dell'elettrodinamica quantistica, NdC] alla sua prime moglie e storica fidanzata sin dalle a superiori Arline Greenbaum, morta a soli venticinque anni di tubercolosi.

2 commenti:

  1. Ho scoperto, in modo del tutto casuale, il tuo blog: molto interessante! Lo visiterò regolarmente. Mi ritrovo in quasi tutte le tue "esternazioni", forse perché anch'io sono ingegnere (in pensione, purtroppo). :-))

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    1. Grazie mille, ho gradito molto il tuo apprezzamento. :-) Quanto al "purtroppo", la questione è decisamente soggettiva: io al momento la pensione la vedo più o meno come un miraggio meraviglioso ma pressoché irraggiungibile...

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