Oggi ho visto il film Barbie, della neoquarantenne regista Greta Gerwig, con protagonisti i bravissimi Margot Robbie (Barbie "Stereotipo") e Ryan Gosling (Ken). Ho letto in giro mezze stroncature e sperticati elogi, con una netta prevalenza per questi ultimi, quindi non mi dilungherò più di tanto per non contribuire al rumore di fondo. Mi limito a dire che ho trovato il film notevolissimo sul piano visivo, e soprattutto con spunti di riflessione davvero interessanti.
Nel trailer si dice "Sia che tu ami Barbie sia che tu la odi, questo film è per te"... e devo ammettere che io fin da bambina ero più affine alla seconda categoria. Non mi piaceva giocare con le bambole, lei in particolare la consideravo il simbolo della vanità, e neppure il fatto che fossero disponibili Barbie impiegate nelle professioni più disparate, persino quelle che all'epoca erano quasi esclusivamente appannaggio dei maschi, mi convinceva: mi sembrava tutto così forzato. Insomma, non è certo grazie a Barbie che ho deciso di studiare ingegneria! ;-)
La scena del film che mi ha colpita di più è stata quella in cui il personaggio dell'"umana" Gloria, interpretata dall'attrice America Ferrera (nota per la serie TV Ugly Betty), pronuncia un monologo denso di significati.
Devi essere magra ma non troppo magra. Non puoi mai dire che vuoi essere magra, devi dire che vuoi essere sana ma devi comunque essere magra. Devi avere soldi ma non puoi chiedere soldi perché è volgare. Devi essere un capo ma non puoi essere cattiva. Devi comandare ma non puoi schiacciare le idee degli altri. Devi adorare essere una madre ma non parlare dei tuoi figli tutto il tempo. Devi essere una donna in carriera ma anche prenderti cura delle altre persone. Devi rispondere dei cattivi comportamenti degli uomini, il che è allucinante, ma se lo fai notare vieni accusata di lamentarti. Devi rimanere bella per gli uomini ma non così bella da tentarli troppo o da minacciare le altre donne, perché ci si apetta che tu sia parte della sorellanza pur facendoti notare. E sii sempre grata ma non dimenticare che il sistema è truccato, quindi trova il modo di riconoscerlo ma rimanendo pur sempre grata. Non devi mai invecchiare, mai essere scortese, mai darti le arie, mai essere egoista, mai cadere, mai fallire, mai mostrare paura, mai essere sopra le righe. È troppo difficile, è troppo contraddittorio e nessuno ti dà una medaglia né ti dice "grazie!", anzi alla fine viene fuori che non solo sbagli totalmente ma che è anche tutta colpa tua. Sono così stanca di vedere me stessa e ogni singola altra donna fare i salti mortali tutti i giorni per riuscire a piacere agli altri. E se tutto questo vale anche per una bambola che rappresenta una donna allora io non so più che dire.
Mi ha lasciata un po' perplessa invece la scena in cui la protagonista, arrivata nel mondo reale, si siede su una panchina e, quando si accorge della presenza di un'anziana signora, le rivolge poche e semplici parole: «Sei bellissima».
A quanto pare la produzione avrebbe voluto eliminare la scena in fase di montaggio, ma la regista si è opposta strenuamente. Ecco cosa ha dichiarato al periodico Rolling Stone:
Amo molto quella scena. La donna seduta sulla panchina è la costumista Ann Roth, una leggenda. È un cul-de-sac in un certo senso, non porta da nessuna parte. Nelle prime fasi di montaggio mi hanno suggerito di tagliare la scena, perché la storia sarebbe potuta andare avanti anche senza. Ma se avessi tagliato quella scena, non avrei più saputo di cosa parla il film. Per me, quella sequenza è il cuore del film. Il modo in cui Margot Robbie interpreta quel momento è così delicato e non forzato. Ci sono elementi più scandalosi in merito ai quali la gente mi dice: “Non posso credere che la Mattel o Warner Bros. ti abbiano permesso di farlo”. Ma per quanto mi riguarda, la parte che non riesco a credere che sia ancora nel film è questo piccolo cul-de-sac che non porta da nessuna parte ma che risulta essere il cuore del film.
E al New York Times la Gerwig ha ribadito
Se avessi tagliato quella scena, non avrei saputo più perché stavo girando il film (…) L’idea di un Dio amorevole che può essere una madre o una nonna, che ti guarda e dice: “Tesoro, stai bene” è qualcosa di cui sentivo il bisogno e che volevo regalare ad altre persone.
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