giovedì 27 ottobre 2022

Confessioni di un giornalista che dorme poco

Oggi riporto la trascrizione, fatta utilizzando la comodissima funzione di digitazione vocale di Google Docs nel browser Chrome (ho dovuto sistemare qualcosa, ma indubbiamente ci ho messo molto meno che se avessi dovuto farlo a manina), della parte iniziale dell'odierno episodio di Morning, il podcast di Francesco Costa riservato agli abbonati de Il Post, di cui lui è il vicedirettore.

Ci sono dei momenti, delle scene che sono magari interessanti o rilevanti o divertenti, ma che ci perdiamo, se non fosse per il lavoro dei fotografi, dei fotoreporter che documentano quello che accade alla Camera e al Senato, certo, in modo statico, diciamo, rispetto a quello che possono mostrarci le telecamere, ma ecco, ci mostrano con queste fotografie dei dettagli qualcosa che magari sul momento non abbiamo notato mentre seguivamo il discorso della presidente Meloni, come in questo caso. Uno di questi dettagli laterali di cui si è parlato in questi giorni, e ripeto, è un dettaglio laterale, ma i giornali ne hanno scritto e sui social questa foto è stata commentata, è appunto una fotografia che mostra, durante un intervento di un parlamentare del Partito Democratico, l'ex ministro Roberto Speranza, che oggi è parlamentare, sedere al suo posto con la mascherina FFP2. Si notava Speranza con la mascherina perché attorno a lui, tra i banchi peraltro dei suoi colleghi di partito, nessun altro indossava la mascherina. Di questa foto si è parlato perché per esempio la stampa di destra ne ha scritto con toni come «Roberto Speranza irriducibile della mascherina», «È l'unico che la indossa in aula», «Mascherato fino in fondo», «Non poteva che essere lui, Roberto Speranza, a indossare la mascherina», eccetera. Il Giornale ha scritto nel titolo «Speranza si ostina con la mascherina». Anche sui social questa foto di Speranza con la mascherina, mentre tutti gli altri attorno a lui non ce l'hanno, ha fatto discutere, e in sostanza con toni più o meno educati, poi potete immaginarlo, a Speranza è stato dato del paranoico, dell'ipocondriaco. Il fatto che lui fosse ancora con la mascherina testimonierebbe, secondo molte delle cose che si sono lette sui giornali e online, un approccio irrazionale, un approccio terrorizzato, terrorizzante alla pandemia, al COVID, anche in questa fase, anche dopo quattro dosi di vaccino, anche quando la riapertura di tutte le nostre attività senza alcuna restrizione, comprese le mascherine al chiuso, lo sappiamo perché lo stiamo vedendo, non ha portato a un significativo rilevante aumento di ricoveri o di decessi.
Ora, con questa introduzione non vorrei tanto spezzare una lancia, come si dice, in favore del ministro Speranza, ma piuttosto lanciare un appello, e lo faccio da persona che ha detestato le mascherine, che le ha indossate rispettando tutte le regole, sempre con grande disciplina, anche quando faceva caldo, rispettando tutte le regole, mettendole anche all'aperto nonostante non avesse molto senso. Ho sempre messo la mascherina, ho sempre rispettato tutte le regole, ma cosa devo dirvi, l'ho sofferta: quando è stato possibile liberarsene, me ne sono liberato con grande gioia. Ho vissuto con una certa sofferenza questa necessità, ovviamente pienamente giustificata, ma l'ho vissuta con sofferenza, di relazionarsi al prossimo senza vederlo in faccia: è una cosa ancestrale, è il modo in cui funzioniamo noi esseri umani da quando esistiamo, questa cosa di guardarci in faccia, l'ho sofferta. Per quanto mi riguarda, avendo la fortuna di essere in buona salute, di essere relativamente giovane, di aver fatto le tre dosi di vaccino più due contagi da COVID, e quando sarà il momento di fare la quarta dose per me, quando saranno passati i giorni dall'ultimo COVID mi farò anche la quarta dose, ma per quanto mi riguarda io della mascherina mi sono liberato molto volentieri.
Tutto questo per dire... Non posso parlare per Speranza, naturalmente, non posso giudicare il suo rapporto con la mascherina, ma questo appello non vi arriva da un fan sfegatato della mascherina, né da un ipocondriaco, però ecco l'appello: non rompete, non rompiamo le scatole a chi indossa la mascherina. Tutta questa enfasi sulla libertà, che poi è stata spesso maneggiata in modo anche piuttosto superficiale da chi ha contestato le mascherine in questi anni, si ferma quando si arriva alla libertà di chi voglia indossare la mascherina, di indossare la mascherina.
Ma poi soprattutto, cosa ne sappiamo, cosa ne sapete delle ragioni per cui una persona oggi, e sono tantissime, può considerare utile, fondamentale indossare una mascherina? Cosa sapete dei suoi problemi di salute, cosa sapete dei problemi di salute di chi magari convive o passa del tempo con questa persona? Cosa ne sapete della vita di quella persona? Qual è il motivo di irridere le persone che indossano la mascherina? Non c'è il motivo, evidentemente. Capisco che a forza di chiamare in modo dispregiativo "buonismo" la gentilezza, l'empatia, la bontà, la disponibilità a mettersi nei panni dell'altro, ecco, oggi invece veneriamo il "cattivismo", il cinismo, e non parlo soltanto della politica. Basta leggere qualsiasi conversazione sui social per capire quanto proviamo soddisfazione nel trattare male gli altri, nell'essere bruschi, sarcastici con persone che non conosciamo del tutto: a volte lo facciamo anche per divertimento. Però, che ne dite? Evitiamo di infliggere questo trattamento a chi non fa assolutamente nulla di male nei confronti di nessun altro, e per qualsiasi ragione considera utile e prezioso indossare la mascherina.

Ebbene, io la mascherina al chiuso continuo a indossarla, senza tutta quella sofferenza di cui parla Costa, soprattutto in ufficio dove ho preso il COVID, anche se da mesi mi sono spostata in un laboratorio meno frequentato; tutt'al più la tiro giù quando attorno non c'è nessuno. Portarla è anche un modo per comunicare, detto in milanese, «Sta sü de doss». ;-) E benché nessuno mi abbia mai rotto le scatole, lo ammetto, mi sento a disagio. Sarò paranoica a modo mio, ma ho la sensazione che mi considerino un tantino svitata, soprattutto quell'idiota del no-vax che con ogni probabilità mi ha contagiata e col quale mi saluto a malapena. Quando oggi ho ascoltato Costa dire quanto sopra, mi sarei alzata in piedi per applaudirlo... ma non potevo, non avrebbe avuto senso e sarebbe stato anche pericoloso, perché ero da sola alla guida della mia auto. ;-)

Costa ha concluso l'episodio parlando di questo articolo che ha scritto per Finzioni, l'inserto culturale del quotidiano Domani, riguardo al suo rapporto con il sonno. Un argomento che mi sta molto a cuore... ma probabilmente meno che a lui, che dorme in media quattro ore per notte – io ho dormito circa quattro ore la notte scorsa, perché ieri sera non c'era verso di prendere sonno, e oggi sono uno straccio – perché (almeno) dal lunedì al venerdì deve alzarsi prestissimo, alle cinque meno un quarto, per preparare la rassegna stampa e registrare l'episodio del giorno affinché sia disponibile entro le otto di mattina.

Dell'articolo riporto solo una breve riflessione che mi ha particolarmente colpita.

Il nostro tempo su questo pianeta è limitato e non possiamo fare a meno di dormire, noi esseri umani: per questo cercare di dormire meno mi è sempre sembrato il metodo più semplice ed efficace per rubare del tempo alla vita.
Per leggere un libro in più, per ascoltare un disco in più, per sentire un amico in più, per fare una passeggiata in più, per vedere un posto in più o per fare una cosa in più, qualsiasi cosa: per vivere un po’ di più.

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