Negli scorsi due giorni sono venuta meno al mio quotidiano impegno bloggatorio... ma non perché non abbia avuto tempo libero, al contrario ne ho avuto fin troppo: a mancarmi è stata la voglia, e soprattutto la forza. Già, perché ieri sono risultata positiva al tampone molecolare per il COVID-19, ma avevo sintomi da domenica. Adesso per fortuna sto già meglio, e non mi rimane che aspettare mercoledì prossimo – come minimo, se non sarò reduce da almeno tre giorni senza sintomi meglio aspettare ancora – per il tampone di controllo "liberatorio".
A quanto pare sono la sesta vittima in ordine di tempo del focolaio che nell'ultima settimana ha colpito l'azienda in cui lavoro. Sono sicura che a innescarlo sia stato, manco a dirlo, il mio famigerato collega no-vax, il quale lunedì 7 aveva una gran brutta tosse e il giorno dopo si è messo in malattia, comunicandolo in un'e-mail con me in copia nella quale, da "bravo" negazionista, ha negato di essere positivo. E invece, come mi è stato riferito nei giorni scorsi, lo è. Adesso uno dei pensieri che mi tormentano è: come mi dovrò comportare quando mi ritroverò davanti il suo brutto muso? Di sicuro mi aspetto che, dopo la lavata di capo che sicuramente gli toccherà per aver messo KO quasi mezza azienda, sarà un po' più scrupoloso nell'indossare la mascherina. Già, perché oltre a essere no-vax era pure tendenzialmente no-mask: la mascherina non la teneva mai su quando era seduto alla sua postazione, a due metri o poco più dalla mia. Una volta si è seduto fianco a fianco col titolare senza premurarsi di mettere la mascherina, tenendo a sottolineare che era "tamponato", e poiché il suddetto titolare non ha fatto una piega ho pensato «Vabbè, allora non c'è speranza». Ma a questo punto sono fiduciosa che, di fronte a questo duro colpo alla produttività aziendale, verranno prese le opportune contromisure.
Avevo un altro collega no-vax, o semplicemente pauroso, che però ha dovuto cedere perché soggetto all'obbligo vaccinale: ha più di cinquant'anni (mentre l'UNTORE IDIOTA, mannaggia, deve compierne 47, ma immagino che se fosse stato obbligato si sarebbe inventato qualcosa per eluderlo). Una volta in pausa caffè quest'altro collega se ne è uscito sostenendo che le mascherine fanno male perché ci costringono a respirare anidride carbonica: peccato che in quel momento non avessi con me il cellulare, altrimenti gli avrei proposto questo articolo che sfata vari miti sulla pericolosità delle mascherine.
Se le mascherine chirurgiche si possono buttare abbastanza a cuor leggero per via del loro basso prezzo, le FFP2 costano un po' di più, oltre ad avere una struttura più "solida", e quindi è lecito chiedersi se e fino a che punto si possano riciclare. La risposta è nell'articolo How to Reuse N95, KN95, and Other Disposable Masks (Come riutilizzare le mascherine N95 [in pratica è la denominazione statunitense delle nostre FFP2, NdC], KN95 [queste sono cinesi, NdC] e altre mascherine monouso) pubblicato su Wirecutter, sito che fa capo al New York Times. Ne riporto qui di seguito la traduzione.
I Centers for Disease Control and Prevention hanno recentemente aggiornato le loro raccomandazioni sulle mascherine per allinearle a ciò che gli esperti e molte altre persone sanno da tempo: le mascherine N95 e altre mascherine respiratorie (quando sono a norma e si adattano correttamente) sono più protettive rispetto alla maggior parte delle mascherine facciali in tessuto. Ma queste mascherine respiratorie monouso costano da 1 a 3 dollari ciascuna, e gettarle via alla stessa velocità con cui getteresti i bicchieri di carta può essere oneroso, soprattutto se stai "mascherando" tutta la tua famiglia. Potresti anche essere preoccupato per il costo ambientale delle mascherine monouso, che sono costruite con materiali non riciclabili. Fortunatamente, per la maggior parte delle persone e nella maggior parte delle situazioni, non è necessario buttare la mascherina dopo ogni utilizzo, oppure ogni giorno. Ecco alcune risposte alle domande più frequenti sul riutilizzo della tua mascherina monouso.
Come posso riutilizzare una mascherina in sicurezza?
Puoi indossare nuovamente una mascherina dopo averla conservata in un sacchetto di carta per alcuni giorni, secondo il CDC e diversi esperti che abbiamo intervistato per la nostra guida ai respiratori. L'agenzia fornisce una semplice strategia per gli operatori sanitari che prevede la rotazione di mascherine usate in sacchetti di carta marrone, una variante delle quali è stata impiegata durante la carenza di N95 nei primi giorni della pandemia. Il coronavirus ha un tempo di sopravvivenza previsto di circa 72 ore, quindi aspettare, diciamo, da cinque a sette giorni dovrebbe essere sufficiente per renderlo inattivo.
Personalmente, per tenerne traccia, ho cinque mascherine a rotazione e sette sacchetti di carta marrone contrassegnati con i giorni della settimana, allineati sul mio davanzale. Metto la mia mascherina nel sacchetto opportunamente etichettato tra un utilizzo e l'altro durante il giorno e a fine giornata. Dopo una settimana prendo la mascherina per indossarla, oppure la sposto in un ottavo sacchetto contrassegnato "Pronta all'uso".
È davvero sicuro riutilizzare le mascherine in questo momento, considerando quanto è contagiosa Omicron?
Sì, riutilizzare una mascherina è sicuro. Le mascherine funzionano allo stesso modo su qualsiasi variante, intrappolando le particelle contenenti virus nei loro strati. Inoltre il coronavirus si trasmette principalmente attraverso la respirazione; hai meno probabilità di prenderlo toccando una superficie infetta. Detto questo è più sicuro, e buona norma di igiene, maneggiare le mascherine con cura, toccando solo gli elastici e lavandosi le mani dopo.
E se la mia mascherina si bagna?
L'umidità, anche dal tuo respiro, degrada la mascherina a poco a poco, e questo processo probabilmente sarà più rapido se indossi la mascherina per allenarti in palestra o se ti trovi in una stanza o in un clima umido. Se la tua mascherina è bagnata a causa della condensa durante la respirazione, puoi riutilizzarla. Tenere quei sacchetti di carta in un luogo asciutto (nel caso ideale vicino a una finestra esposta al sole) può aiutare a migliorare il processo di disattivazione virale, ha affermato Christopher Sulmonte, project administrator presso la Johns Hopkins Biocontainment Unit, una struttura per pazienti con malattie infettive emergenti. Se la tua mascherina si inzuppa (ad esempio, ti trovi sotto la pioggia), buttala via.
Posso lavare la mia mascherina o disinfettarla con candeggina o alcol?
Per quanto tu possa essere tentato di risciacquare o lavare la tua mascherina monouso usata, anche solo per darle una rinfrescata, non ci provare. Bagnare la mascherina o trattarla con il sapone può danneggiare il materiale.
Inoltre non dovresti tentare di disinfettare la mascherina usata con alcol, perossido di idrogeno o altri prodotti chimici. Una lettera di ricerca del 2020 sulle malattie infettive emergenti riportava che il trattamento di una mascherina facciale monouso con alcol riduceva l'integrità della mascherina e quindi la sua efficienza di filtrazione. Il perossido di idrogeno ha funzionato meglio, ma i ricercatori lo hanno applicato utilizzando una macchina specializzata, qualcosa che non troveresti al di fuori di un laboratorio o di un ospedale. Anche la candeggina o altri disinfettanti sono una cattiva idea: non solo danneggerebbero la mascherina, ma «non vorrai mica rischiare di inalare il disinfettante rimasto sul respiratore», ha affermato Nikki Vars McCullough, vicepresidente della Personal Safety Division di 3M.
Che dire del trattamento della mascherina con calore o luce ultravioletta?
Lo stesso documento pubblicato nel 2020, nel bel mezzo della carenza di N95, ha rilevato che la decontaminazione con calore secco può essere efficace solo una o due volte, e con i raggi UV per tre volte, prima che la vestibilità e la filtrazione della mascherina possano essere compromesse. Sebbene questi metodi possano essere importanti in contesti medici altamente esposti a COVID-19 durante una carenza di respiratori e con la necessità di tecniche per eliminare immediatamente i virus, richiedono un protocollo rigoroso che è impossibile da seguire per la maggior parte delle persone al di fuori di un ambiente sanitario. È meglio usare il metodo del sacchetto di carta. «È molto più facile, meno costoso, e ci sono meno possibilità che tu possa danneggiare la mascherina», ha detto Sulmonte.
Quando è il momento di gettare via la mascherina?
«Non esiste una regola senza eccezioni», ha detto Sulmonte. La direttiva CDC sui sacchetti di carta suggerisce di scartare una mascherina N95 monouso dopo cinque utilizzi. Ma tale linea guida era pensata per i lavoratori in un ambiente sanitario. Per tutti gli altri potrebbe non essere necessario. Una mascherina è ancora indossabile se i suoi elastici continuano a creare una vestibilità sicura e il materiale sembra pulito e fornisce un buon flusso d'aria. (Polvere, polline, inquinanti atmosferici, trucco, oli per la pelle e, sì, virus inattivati alla fine si accumulano e intasano il filtro)
Pensa anche a dove hai indossato la mascherina e per quanto tempo. Qualcuno che indossa una mascherina in metropolitana ogni giorno, ad esempio, potrebbe aver bisogno di gettarla via prima di qualcuno che indossa la propria al supermercato ogni tanto. Qualunque siano le circostanze, passa a una nuova mascherina se la tua è sporca, assottigliata, danneggiata o è difficile respirarci, oppure se non mantiene più una buona tenuta.
C'è qualche situazione in cui dovrei gettarla via dopo un solo utilizzo?
Sì! Sempre che i ricambi siano prontamente disponibili, Sulmonte consiglia di gettare via una mascherina se sei stato in un luogo in cui è prevista un'elevata esposizione al virus, ad esempio se hai interagito con una persona positiva al COVID-19.
P.S.: Come colonna sonora di questo post ci vedrei bene, se sapessi scriverne il testo, una parodia di Metti la canottiera, brano dello Zecchino d'Oro che in quanto tale è rivolto ai più piccoli. E i no-mask mi sembrano più capricciosi dei bimbetti, con l'aggravante che a differenza della canottiera, se non mettono la mascherina, rischiano di fare del male non solo a sé stessi ma anche, se non soprattutto, agli altri.
Cavolo, mi spiace. Anche nella mia azienda ci sono alcuni no-vax. Uno di questi è a casa addirittura da ottobre, quando diventò obbligatorio il green pass per poter lavorare. L'altra, invece, che ha più di 50 anni, è a casa da quando è stato introdotto l'obbligo vaccinale per poter lavorare.
RispondiEliminaRiguardo al collega untore, cosa dire che non sia già stato detto sui no-vax ideologici? Nulla.
In bocca e lupo e auguri di pronta "negativizzazione".
Ti ringrazio! :-)
EliminaBeh, a quanto pare la tua collega ultracinquantenne potrà tornare presto al suo posto (non vorrei fare l'uccello del malaugurio, ma quando ho sentito la notizia dell'allentamento delle misure anti-COVID, proprio adesso che si può ormai parlare di quinta ondata, mi sono messa le mani nei capelli). L'altro, che sembra refrattario anche al tampone (e non mi sento di dargli tutti i torti ;-) ), evidentemente può permettersi di stare a casa senza stipendio...
Si, se lo può permettere, e devo ammettere che un po' lo invidio. E vabbe'...
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