L'altro giorno il simpatico conduttore radiofonico e televisivo Francesco Lancia – del quale è appena uscito il libro Santi, poeti e altri lavoratori autonomi, che se devo essere sincera mi incuriosisce parecchio (mai che m'incuriosisse un tomo di filosofia di ottocento pagine, me possino!) – ha dedicato un post ironico alle pillole omeopatiche che cancellerebbero gli effetti "nefasti" del vaccino, dando a intendere che invece dal suo punto di vista vaccinarsi è cosa buona e giusta. Una mia omonima ha commentato che
C’è anche chi non si vaccina perché non se ne conoscono gli effetti a lungo termine ( scritto sul bugiardino) e non credo che siamo tutti imbecilli a tal punto da credere nelle pillole magiche … casomai il Contrario 🙄
e la replica di Francesco è stata impeccabile, ancor più del post stesso (e sicuramente più efficace rispetto alle esternazioni della ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, secondo la quale «Aspettare a vaccinarsi è un errore drammatico che va scongiurato: se necessario, bisogna andare a trovarli a casa»).
Vede Alessia, io la sua obiezione (mi verrebbe da dire "paura", ma diciamo "obiezione") la capisco anche, ma provi a seguire questo ragionamento. Immagini che il signor Tiziocaio abbia, ahilui, una malattia terminale, diciamo che è, purtroppo agli ultimi 2 mesi di vita. Ora immagini che Tiziocaio venga a sapere che esiste un farmaco che, superati tutti i controlli necessari, sta per essere rilasciato e che, non dico potrebbe guarirlo, ma potrebbe allungargli la vita di qualche mese. Non ci sono alternative, o quel farmaco, o niente. Certo, non se ne conoscono gli effetti - come dice lei - "a lungo termine", ma secondo lei Tiziocaio cosa farà? Assumerà o no quel farmaco? Converrà con me che, laddove l'alternativa è la morte, Tiziocaio correrà quel rischio, soprattutto quando chi ha rilasciato quel farmaco dice che il rischio è minimo.
Bene. Ora, veniamo alla nostra sfortunata situazione. Nel nostro scenario lei, magari perché non è in una fascia a rischio, o magari perché pensa di avere un sistema immunitario d'acciaio, non è senz'altro in pericolo di vita per colpa di questo virus e quindi decide di non correre il minimo "rischio" di subire dei presunti "effetti a lungo termine", che invece aveva corso Tiziocaio, e di non vaccinarsi. E qui mettiamo il primo punto di questo ragionamento: la scelta di vaccinarsi o meno ha solo a che fare con la percezione che abbiano noi del rischio contro il quale ci vacciniamo. Comprensibile.
Solo che poi lei non vaccinandosi, non aiuta la comunità a tenere sotto controllo il virus - nel caso del vaiolo, ad esempio, la vaccinazione di massa portò all'eradicazione del patogeno - e dunque quel microorganismo potrebbe giungere ad infettare uno meno fortunato di lei, diciamo un Sempronio che purtroppo è immunodepresso, non può vaccinarsi, se lo prende e dice addio alla vita. Quindi lei ha scelto di non vaccinarsi per non correre un eventuale piccolissimo rischio, esponendo altri ad un rischio più grande. Certo, quegli altri magari neanche li conosce, ma tant'è.
Tutto questo pippone per dirle che quando si valuta la scelta di vaccinarsi o meno, sulla famigerata bilancia rischi/benefici dovremmo mettere anche il rischio e il beneficio che la nostra scelta porta alla comunità in cui viviamo.
Perché alla fine ci si vaccina non solo per sé stessi, ma anche per chi ci sta vicino. Vaccinarsi è anche un gesto altruista, che si fa per la comunità.
Ma mi rendo conto che è chiedere tanto 🙂
Mi permetto inoltre di sottolineare un'altra piccola fallacia logica nel suo ragionamento. Lei dice di non conoscere gli effetti a lungo termine del vaccino. Ok, ammettiamo che sia così. E gli effetti a lungo termine dell'infezione da Sars Cov-2 invece? Quelli li conosce? 🙂
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