La comica Michela Giraud ha risposto alla domanda «La comicità deve essere impegnata?», rivoltale da Adriana Riccomagno che la intervistava per La Stampa, come segue.
Per quello c'è la politica, che forse però, se devono scendere in campo gli artisti, non sta raggiungendo risultati soddisfacenti per i cittadini. C'è un problema se tocca a Fedez dire certe cose: non si può pensare che una nazione europea non tuteli le persone fragili.
Il suo collega Filippo Giardina le ha indirizzato un'accorata lettera aperta, a mio modesto avviso un tantino ingenerosa e basata fin troppo sulla sintesi dell'intervista riportata nell'immagine a corredo del relativo post Facebook...
... ma l'opinione più azzeccata sull'argomento l'ha espressa qualche giorno fa un mio "facciamico" che intendeva riferirsi a chissà cos'altro:
ehi tu, tu che dici che odi la politica.
voglio dirti una cosa.
non c'è una sola scelta, un solo gesto, una sola decisione che prendi nella tua giornata, che non sia politica.
Ma... secondo me la questione è più semplice: ci sono tanti comici e stili di comicità diversi...
RispondiEliminaNulla vieta che si possano esprimere in maniera differentei: ci si può dovertire con la sottile ironia di Allen e/o le pernacchie di Boldi...
Allo stesso modo ci possono essere politici che si trovano a proprio oggi a scherzare con la politica (mi viene a mente Crozza) e altri che è meglio se la evitano perché non sarebbero altrettanto divertenti...
Ehm... volevo scrivere: "Allo stesso modo ci possono essere *comici* che [...]"!
EliminaBeh, in effetti ci sono comici che dalla satira politica a occhio e croce è meglio che si tengano alla larga: magari sbaglierò, ma dubito che a un Boldi la giornalista avrebbe rivolto la stessa domanda. Ma dalla Giraud, che se non altro esplica una forma di impegno nel ribaltare certi stereotipi (estetici e non solo) sulle donne, mi sarei aspettata una risposta differente.
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