In occasione della semifinale dei campionati europei di calcio vinta ai rigori dall'Italia contro una Spagna tecnicamente superiore – del resto nel calcio non sempre vince il migliore – si è ritornati a parlare del dramma vissuto meno di due anni fa dall'allenatore asturiano Luis Enrique, il quale nel giugno 2019 si dimise da allenatore della nazionale spagnola per gravi motivi personali, ma solo nell'agosto successivo si scoprì che il motivo delle dimissioni erano le condizioni di salute di sua figlia Xana, che alla fine di quel mese si sarebbe spenta all'età di appena 9 anni a causa di un tumore alle ossa.
Se guardo le foto in cui il mister festeggiava assieme alla sua bambina la vittoria della Champions League 2014-2015 da parte del suo Barcellona contro la "mia" Juventus, gli occhi mi si riempiono di lacrime...
Vale la pena di riportare pari pari il post pubblicato da Andrea Grieco.
Perdi una semifinale degli europei in cui in buona parte del match hai dominato, ti presenti sereno ai microfoni e, nella lingua dell'avversario, elogi la qualità della partita e non recrimini nulla. Non solo: confermi che tiferai per chi ti ha appena battuto.
Non so come conviva con l'enorme dolore per la perdita, appena due anni fa, della figlia Xana di soli nove anni per un gravissimo tumore. È pur vero però che quando tocchi il dolore con le mani e con il cuore riesci a dare alle cose il giusto peso.
Complimenti al grande Luis Enrique.
La vicenda di Luis Enrique ha parecchie cose in comune con quella raccontata da Riccardo Gazzaniga qui su Facebook e nel suo libro Abbiamo toccato le stelle, e riguardante la vittoria a sorpresa degli Europei 1992 da parte della rivelazione Danimarca (che quest'anno avrebbe dovuto giocarsi il terzo posto proprio contro la Spagna, se solo la finalina non fosse stata abolita anni fa). Il centrocampista biancorosso Kim Vilfort risultò determinante pur essendo costretto a fare la spola tra la Svezia, dove si disputava il torneo, e la Danimarca per poter stare vicino a sua figlia Line malata di leucemia. Purtroppo al trionfo sul campo non fece seguito la gioia in famiglia, perché la piccola morì poche settimane più tardi.
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