Razionalmente so benissimo che l'immortalità è un'utopia... ma quando oggi mi è arrivata la notizia della scomparsa di Raffaella Carrà sono rimasta sgomenta come se in effetti fossi sempre stata convinta che lei era immortale, e scoprire che invece non lo era avesse sgretolato le mie certezze.
Di personaggi famosi ne muoiono di continuo, anche più giovani della Carrà... ma lei era unica, e ha dato prova di talento in tutto quello in cui si è cimentata: recitazione (ho scoperto che ha cominciato proprio da lì), canto, ballo, conduzione. I suoi punti di forza erano una professionalità, una vitalità e una simpatia a tutt'oggi ineguagliate: la sua inconfondibile risata è assolutamente contagiosa. Inoltre, oggi per una donna andare in giro con l'ombelico scoperto è una cosa normale, ma fu lei cinquant'anni fa a fare da apripista sfoggiando un look che all'epoca diede scandalo; non è un caso che sia diventata un'amatissima icona gay.
La Carrà, che ha sempre coltivato il suo istinto materno adottando bambini a distanza, tempo fa confidò il rimpianto di non aver avuto figli suoi: all'inizio della carriera non voleva fare la mamma part-time, quando poi decise che era giunto il momento di provare a rimanere incinta dell'allora compagno Sergio Japino – con il quale è rimasta in buoni rapporti anche dopo la fine della loro relazione, tanto è vero che è stato lui a dare la notizia della sua scomparsa – le crollò il mondo addosso sentendosi dire dal ginecologo che oramai era troppo tardi.
Dopo il TG1 delle 20 è andata in onda una puntata di Techetechete' che ha cercato per quanto possibile di riassumere una carriera così lunga e variegata; il montaggio si è concluso con la struggente E salutala per me, della quale devo avere ancora da qualche parte il 45 giri che ascoltavo col mangiadischi tra una sigla dei cartoni animati e un brano dello Zecchino d'Oro.
[La vignetta in apertura del post, che mostra il Padreterno intento a ballare il Tuca tuca con "Raffa", è di Giancarlo Covino]
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