Ad Andria è morta una persona transgender, Gianna, indigente perché scartata dalla società. La famiglia ha deciso di affiggere manifesti funebri con il suo nome al maschile: un'offesa al nome e all’identità con cui la conoscevano tutti. Taffo Funeral Services, dopo aver ricevuto da Vladimir Luxuria la segnalazione della vicenda, ha deciso di rifare la locandina funebre per darle un rispettoso ultimo saluto.
Qualcosa di molto simile era accaduto nel giugno scorso a Pescara: dopo la scomparsa della 46enne trans Alessia Ortense, i familiari le hanno mancato di rispetto anche da morta facendo stampare il necrologio con il suo vecchio nome da uomo. Il fatto che sul manifesto funebre ci fosse la foto di una persona dall'aspetto indubbiamente femminile rendeva il tutto ancora più assurdo.
Purtroppo a volte capita che dei genitori siano pronti a rinnegare i propri figli perché non riescono ad accettare il fatto che non siano quello che speravano diventassero. In questi giorni qualche mio contatto ha condiviso un post dello scorso anno nel quale lo scrittore Jonathan Bazzi raccontava la storia di Ruth Coker Burks, "l'angelo del cimitero": negli Stati Uniti, tra il 1984 e la metà degli anni '90, la donna si prese cura di centinaia di persone sieropositive morenti, molte delle quali giovani omosessuali abbandonati dalle famiglie.
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