mercoledì 8 maggio 2019

L'Abruzzo visto da un abruzzese: Ignazio Silone


Il 1° maggio scorso L'abruzzese fuori sede ha celebrato l'anniversario della nascita di Ignazio Silone, nato nel 1900 a Pescina (AQ), riportando un brano nel quale lo scrittore abruzzese descriveva i suoi corregionali.
Il destino degli uomini nella regione che da circa otto secoli viene chiamata Abruzzo è stato deciso principalmente dalle montagne [...] il fattore costante della loro esistenza è appunto il più primitivo e stabile degli elementi, la natura [...] Le montagne sono dunque i personaggi più prepotenti della vita abruzzese, e la loro particolare conformazione spiega anche il paradosso maggiore della regione, che consiste in questo: l’Abruzzo, situato nell’Italia centrale, appartiene in realtà all’Italia meridionale [...] E questo perché la storia, che quel carattere ha formato, è stata spesso assai dura, oscura e penosa, in un ambiente naturale quanto mai aspro, tra i più tormentati dal clima, dalle alluvioni, dai terremoti. Il carattere peculiare del vero uomo abruzzese è dunque un’estrema resistenza al dolore, alla delusione, alla disgrazia; una grande e timorosa fedeltà; una umile accettazione della “croce” come elemento indissociabile della condizione umana.
Mi piacerebbe di esser sepolto così, ai piedi del vecchio campanile di San Berardo, a Pescina, con una croce di ferro appoggiata al muro e la vista del Fucino, in lontananza.
Su Wikiquote quella citazione non c'è, ma ne ho trovate molte altre delle quali riporto qui di seguito la mia personalissima selezione.
Fontamara
A chi guarda Fontamara da lontano, dal Feudo del Fucino, l'abitato sembra un gregge di pecore scure e il campanile un pastore. Un villaggio insomma come tanti altri; ma per chi vi nasce e cresce, il cosmo. L'intera storia universale vi si svolge: nascite morti amori odii invidie lotte disperazioni.
Una manciata di more
I mutamenti accaduti con la guerra portarono anche in quella remota valle sorprese e illusioni; ma, per finire, piovve e nevicò come gli altri anni, e i poveri rimasero poveri.
Vino e pane
Ah, com'è miserabile un'intelligenza che non serve che a fabbricare alibi per far tacere la coscienza.
«Si vive nel provvisorio» disse. «Si pensa che per ora la vita va male, per ora bisogna arrangiarsi, per ora bisogna anche umiliarsi, ma che tutto ciò è provvisorio. La vera vita comincerà un giorno. Ci prepariamo a morire col rimpianto di non aver vissuto. A volte quest'idea mi ossessiona: si vive una sola volta e quest'unica volta si vive nel provvisorio, nella vana attesa del giorno in cui dovrebbe cominciare la vera vita. Così passa l'esistenza.
«La libertà non è una cosa che si possa ricevere in regalo» disse Pietro. «Si può vivere anche in paese di dittatura ed essere libero, a una semplice condizione, basta lottare contro la dittatura. L'uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo cuore incorrotto, è libero. L'uomo che lotta per ciò che egli ritiene giusto, è libero. Per contro, si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi; malgrado l'assenza di ogni coercizione violenta, si è schiavi. Questo è il male, non bisogna implorare la propria libertà dagli altri. La libertà bisogna prendersela, ognuno la porzione che può.»
«[...] Carne avvezza a soffrire, dolore non sente.»
In ogni dittatura un solo uomo, anche un piccolo uomo qualsiasi, il quale continui a pensare con la propria testa, mette in pericolo l'ordine pubblico. Tonnellate di carta stampata propagano le parole d'ordine del regime; migliaia di altoparlanti, centinaia di migliaia di manifesti e di fogli volanti distribuiti gratuitamente, schiere di oratori su tutte le piazze e i crocicchi, migliaia di preti dal pergamo ripetono fino all'ossessione fino all'istupidimento collettivo, quelle parole d'ordine. Ma basta che un piccolo uomo, un solo piccolo uomo dica NO, e quel formidabile ordine granitico è in pericolo.
La forza della dittatura è nei muscoli, non nel cuore.
Il destino è un'invenzione della gente fiacca e rassegnata.
L'uomo di Dio deve essere sempre stanco [...]. Nell'ozio vengono i pensieri inutili, e dietro ad essi, il Maligno sempre in agguato.
In ogni tempo e in qualunque società l'atto supremo dell'anima è di darsi, di perdersi per trovarsi. Si ha solo quello che si dona.
Uscita di sicurezza
La libertà [...] è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica.
Non vi è peggior schiavitù di quella che s'ignora.
L'avventura di un povero cristiano
Per condannare gli innocenti, quelli che hanno il potere trovano sempre qualche legge. Sono essi che le fanno, le leggi.
L'ospitalità è un'opera di misericordia.
È scandaloso che un cristiano ponga l'ubbidienza prima della verità. [...] Se, ad esempio, il capo della Chiesa predica l'odio e benedice le armi, cioè il contrario di quello che Cristo ha insegnato, i cristiani devono continuare a ubbidirgli?
È difficile che un buon cristiano possa estraniarsi dalla sorte dei suoi simili. Il fratello maggiore non può disinteressarsi dei fratelli minori. Anche Cristo andò nel deserto, ma per un tempo limitato.
Cristo promise ai suoi: Quando vi troverete insieme, sarò con voi. Non disse: Quando sarete soli, o quando sarete lontani dal mondo.
Il cristianesimo infatti non è un modo di dire, ma un modo di vivere. E non si può decentemente predicare il cristianesimo agli altri, se non si vive da cristiani.
Fate il bene gratuitamente e non raccontatelo a nessuno. Tanto più che Dio in ogni caso vi vede e vi ricompenserà [...]. Ma anche se Dio non vi badasse [...] anche allora fare il bene è una buona cosa.
Sarebbe un orribile sacrilegio. Col segno della Croce e i nomi della Trinità, si può benedire il pane, la minestra, l'olio, l'acqua, il vino, se volete anche gli strumenti da lavoro [...] ma non le armi. Se avete un assoluto bisogno di un rito propiziatorio, cercatevi qualcuno che lo faccia in nome di Satana.
Ma se considerate sul serio la povertà una condizione favorevole alla salute dell'anima, perché non rinunziate alle vostre ricchezze? L'anima non è il bene supremo?
La tentazione del potere è la più diabolica che possa essere tesa all'uomo, se Satana osò proporla perfino a Cristo. Con Lui non ci riuscì, ma riesce con i suoi vicari.
Non temiamo quelli che hanno il potere di offenderci nel corpo; ma quelli che distruggono l'anima.
Concludo confessando la mia imperdonabile ignoranza della bibliografia del Silone. Un'altra (non certo la più piccola) delle innumerevoli lacune che dovrei colmare, e per le quali non mi basterebbero dieci vite!

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