giovedì 2 maggio 2019

Io non credo nella scienza

Giorni fa cercavo una spiegazione del perché in Italia non fosse disponibile il vaccino monovalente contro il morbillo (oppure contro gli orecchioni, o la rosolia), ma soltanto il vaccino MPR. Ho trovato questo post pubblicato su Adulti&Vaccinati, il blog dell'epidemiologo Pier Luigi Lopalco attivo anche su Facebook, che ne spiega in maniera molto chiara le ragioni.
Di quel blog mi ha particolarmente colpita il sottotitolo, «Io non credo nella scienza»: ohibò, come può un uomo di scienza non credere nella scienza?! In realtà quell'affermazione ha molto senso proprio da parte di uno scienziato, perché la scienza non è qualcosa in cui credere ciecamente come fosse un dogma di fede; se ci avessi riflettuto un attimo di più avrei potuto arrivarci anche da sola, e invece mi è venuto in aiuto ancora una volta il signor Google che mi ha fatto leggere un paio di articoli interessanti, dei quali riporto un estratto.
Uno, pubblicato su Vocidallestero, è scritto da Robert Tracinski secondo un'ottica laica...
Alcuni possono usare l’“io credo nella scienza” come una forma indefinita di abbreviazione per esprimere fiducia nelle capacità del metodo scientifico di ottenere risultati validi, o forse la visione che l’universo è governato da leggi naturali individuabili attraverso l’osservazione e il ragionamento.
Ma il modo in cui la maggior parte delle persone lo usa oggi – specialmente in un contesto politico – è praticamente l’opposto. Lo usano per dichiarare la fede in una affermazione che è al di fuori della loro conoscenza e che non capiscono. [...]
Il problema è la parola “credere”. La scienza non si occupa di “credere”. Si occupa di fatti, di evidenze, di teorie ed esperimenti. Non si dice “credo nella termodinamica”. O capisci le sue leggi e le loro evidenze, oppure non le capisci. “Credere” non c’entra niente.
Se volessimo fare un’affermazione corretta, “io capisco la scienza” sarebbe un inizio. “Io capisco la scienza in questa questione” sarebbe meglio. Questo implicherebbe che vi siete impegnati in uno studio di prima mano sulla specifica questione scientifica che coinvolge, per esempio, il riscaldamento globale, cosa che vi darebbe le basi per sostenere una conclusione. Se non capite le basi della vostra conclusione e invece dovete accettarla come un dogma, allora non la conoscete davvero, e di certo non siete nella posizione di giudicare gli altri e quello che devono credere anche loro. [...]
La questione non è soltanto che gli scienziati si possono sbagliare. Il punto è che la scienza è difficile.
... mentre l'altro, tratto da CattOnerD, propone il punto di vista di un cattolico.
Molto spesso, parlando di fede e di ateismo, si sente la frase “io non credo in Dio, poiché credo nella scienza”. Da cristiano che si occupa di scienze, l’ho sempre trovata un’affermazione a dir poco fumosa. [...]
Non si può dunque “credere nella scienza”, se non nell’accezione di “credere in un metodo”. Un metodo che spiega gli effetti dei fenomeni, ma non spiega assolutamente la natura delle cose. Non di tutte le cose, almeno. E non ha nessuna intenzione di farlo, peraltro.
A questo punto l’obiezione ovvia è “ok, mi sta bene, io credo nel metodo scientifico, e Dio non è dimostrabile con il metodo scientifico, quindi è falso”.
No, non è cosí che funziona. Se una cosa è dimostrabile è vera, ma il contrario non vale, né in logica né in scienze (il metodo scientifico deve palesemente molto alla logica). Se una cosa non è dimostrabile, può essere tanto vera quanto falsa. Nello specifico, la scienza non si occupa di ciò che non può dimostrare. Se la scienza è un sistema di modelli rigorosamente dimostrati attraverso un metodo, tutto ciò che non è dimostrabile attraverso quel metodo non fa parte della scienza, e la scienza non si occupa né di dire che sia vero, né di dire che sia falso.

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