sabato 23 febbraio 2019

Le ultime "parole" di Opportunity

Nei giorni scorsi si è saputo che la missione del rover Opportunity, inviato a esplorare il pianeta Marte, è terminata: in pratica il robot si è spento per sempre... sigh! Al riguardo mi hanno particolarmente colpita due articoli: quello pubblicato su Astronomy Picture of the Day con il titolo Shadow of a Martian Robot (Ombra di un robot marziano)...

[Ecco la traduzione della relativa spiegazione:
E se vedessi la tua ombra su Marte e non fosse umana? Allora potresti essere stato il rover Opportunity che esplorava Marte. Opportunity ha esplorato il pianeta rosso dal 2004 al 2018, trovando prove di acqua antica e inviando immagini mozzafiato attraverso il Sistema Solare interno. Immortalato nel 2004, Opportunity guarda in senso opposto al Sole nell'Endurance Crater e vede la propria ombra. Due ruote sono visibili in basso a sinistra e a destra, mentre il pavimento e le pareti dell'insolito cratere sono visibili sullo sfondo. Dopo che è stato investito da una tempesta di sabbia nel 2018, la scorsa settimana la NASA ha smesso di cercare di contattare Opportunity e ha dichiarato che la rivoluzionaria missione, inizialmente pianificata per soli 92 giorni, è stata completata.]
... e un post pubblicato sulla pagina Facebook Chi ha paura del buio?, che riporto qui di seguito.

«Tu quoque, Brute, fili mi?»
Giulio Cesare
«Perdono tutti e a tutti chiedo perdono»
Cesare Pavese
«My battery is low and it’s getting dark»
Opportunity
Ci sono state ultime parole che sono entrate nella storia. E diciamoci la verità, quando ci hanno detto che le ultime parole di Opportunity sono state «My battery is low and it’s getting dark» ci è sembrato uno di quei momenti.
Diciamoci la verità, è stato come se ad andarsene fosse stato il nostro animale domestico. Ok, stava su Marte ed era un rover, ma lo stesso ci siamo sentiti come quella volta che guardando “La storia infinita” abbiamo visto il cavallo Artax lasciarsi affogare nelle sabbie mobili della Palude... 😭
My battery is low and it’s getting dark. È morto da solo, su un altro pianeta, al buio e in mezzo a una tempesta. Nessun rover dovrebbe soffrire così!
In realtà Opportunity non ci ha mai mandato quella frase. Cioè, vi spiego. Ci ha mandato, tra gli altri, due numeri. 22 e 10,8. Se solo si potessero giocare al lotto i numeri decimali… 😃
22 era il numero di Wh che era in grado di recuperare dai pannelli solari: troppo pochi per poter ricaricare le batterie. 10,8 era il valore misurato dell’opacità atmosferica dovuta alla tempesta: tradotto in non-espertese è tipo tantissimo.
Alla NASA gli scienziati hanno letto questi numeri e hanno subito capito: Oppy era al buio e le sue batterie si stavano scaricando.
Senza batteria i sistemi vitali non potevano più essere tenuti a una temperatura operativa: le fredde notti marziane hanno fatto il resto, rendendo inutilizzabile l’elettronica del rover.
Il resto è storia.
Se ci siamo affezionati noi a quel piccolo rover, figuratevi quanto devono esserlo stati laggiù alla NASA. Che saranno pure scienziati supercervelloni, ma anche gli scienziati hanno un cuore (non fidatevi di Big Bang Theory).
Così probabilmente qualcuno ha tradotto quegli ultimi segnali in una frase “umana” e… cavolo, ha funzionato. Adesso vogliamo bene a Opportunity.
Ma non solo: siamo infinitamente grati all’incredibile team che ha guidato Oppy per quasi 15 anni e l’ha portato a compiere tutte le grandi imprese scientifiche per cui verrà ricordato molto, molto a lungo.
Una missione che non ha precedenti nella storia dell’esplorazione spaziale. 217.594 immagini scattate. Più di 45 km percorsi. 32° di pendenza massima affrontata. 6 crateri visitati. E anche un dust devil, che vedete in foto 🙂
Saremo anche piccoli, noi esseri umani, ma a volte siamo in grado di grandi cose.

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