giovedì 4 gennaio 2018

Sacchetti dell'ortofrutta: my two cents

[E dal momento che costano in media due centesimi l'uno – alla Esselunga, dove faccio spesa io di solito, soltanto un eurocent – l'espressione my two cents è quanto mai calzante! ;-)]
All'indomani del Capodanno, tornando a fare la spesa al supermercato, gli italiani si sono accorti che a partire da quest'anno bisogna pagare a parte i sacchetti biodegradabili per la frutta e la verdura sfuse, che in seguito si potranno riutilizzare per la raccolta differenziata dell'umido: sembra impossibile, ma è dall'altroieri che non si parla d'altro, con toni spesso assai indignati. Per quanto mi riguarda non ho parole, quindi mi limiterò a prendere a prestito quelle altrui linkando i post del professor Guido Saraceni, di Persio Tincani, Annarita Cusano, Tony Troja, Massimo Santamicone aka Azael. Valigia Blu come al solito ha fatto il punto della situazione in maniera eccellente.
E dopo le parole, passiamo alle immagini.
C'è chi ha pensato che rinunciare al sacchetto e prezzare i singoli frutti uno ad uno fosse una grande idea per fregare il "sistema", senza rendersi conto che in questo modo si pagano tanti sacchetti quante sono le etichette senza portarsene a casa neanche uno.


Ecco una notevole rielaborazione di una natura morta del Caravaggio.


Più d'uno ha sottolineato che protestare per il fatto di dover pagare i sacchetti – una spesa che influirà sul bilancio familiare sì e no per una decina di euro all'anno, che «non ci basta neanche in pizzeria», come cantavano gli 883 quando ancora c'era la lira – non ha molto senso.


Ecco due immagini che fanno riferimento a una delle catene di supermercati più diffuse in Italia.


Prima ce la passavamo tutti così bene, signora mia...


... mentre adesso, se finiremo in mezzo a una strada, sarà tutta colpa dei sacchetti! ;-)


L'ultima parola la lascio a Baby George, che per una volta ha ragione da vendere! ;-)

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