sabato 19 maggio 2012

Vent'anni dopo

Sembra ieri... eppure mercoledì prossimo, 23 maggio, ricorrerà il ventennale della strage di Capaci, l'attentato mafioso in cui persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Mentre il Paese si stava preparando a commemorare degnamente il luttuoso evento, questa mattina è giunta la raggelante notizia dell'esplosione davanti a un istituto professionale di Brindisi (intitolato peraltro alla moglie di Falcone) di un ordigno che ha ucciso Melissa Bassi, una studentessa di appena sedici anni, ferendo almeno altri sei ragazzi. Quanto accaduto riapre scenari da incubo che speravamo di esserci ormai lasciati alle spalle... ma è davvero troppo presto, ammesso che il momento della verità arrivi mai, per aspettarsi una ricostruzione attendibile di un attentato sotto certi aspetti inusuale. Adesso è solo il momento del dolore per un attacco infame che ha colpito adolescenti inermi, ponendo fine all'esistenza di una ragazza nel fiore degli anni. Molte testate giornalistiche online, a cominciare da Corriere.it, hanno prelevato dal profilo Facebook della vittima le sue foto sorridenti per raccoglierle in una galleria fotografica a corredo della cronaca dell'accaduto, inducendo molti lettori a gridare allo sciacallaggio e scatenando una rovente polemica in Rete. Se devo essere sincera, non ho ancora deciso cosa pensare al riguardo...
  • È vero che quelle immagini erano pubbliche, ma è altrettanto vero che non è ancora sufficientemente diffusa la consapevolezza che sia il caso di impostare la privacy dei contenuti condivisi online secondo criteri più restrittivi rispetto a quelli di default. E poi una sedicenne che va a prendere il pullman per andare a scuola non pensa mai che quel giorno possa capitarle qualcosa di terribile, e che i giornalisti andranno a caccia delle sue foto per far leva sull'emotività dei lettori, con lo scopo ultimo di ricevere più visite e vendere più copie.
  • È noto che la pubblicazione di ritratti di minorenni è soggetta ad una regolamentazione piuttosto rigida: l'articolo 50 del Decreto Legislativo n° 196 del 30 giugno 2003, meglio noto come "Codice sulla privacy", stabilisce che il divieto «di pubblicazione e divulgazione con qualsiasi mezzo di notizie o immagini idonee a consentire l'identificazione di un minore si osserva anche in caso di coinvolgimento a qualunque titolo del minore in procedimenti giudiziari in materie diverse da quella penale». Forse si è ritenuto che il caso in esame rientrasse fra quelli contemplati nell'articolo 97 della legge n° 633 del 22 aprile 1941 (!), il quale prevede che «Non occorre il consenso della persona ritrattata quando la riproduzione dell'immagine è giustificata dalla notorietà o dall'ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o colturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico»...? O forse sono certi giornalisti ad "aggiustare" le regole, appellandosi al diritto di cronaca, come se le foto della vittima apportassero un contributo imprescindibile al resoconto dei fatti? Imprescindibile, sicuramente no. Io però le foto di Melissa le ho guardate, lo ammetto... e devo dire che mi hanno davvero toccato il cuore... :'-(
In conclusione, spero che si chiuda al più presto il capitolo della deontologia professionale dei giornalisti, e si inizi a riflettere davvero su come sia stata possibile una tragedia del genere.

UPDATE: A qualche giorno di distanza, a proposito del trattamento mediatico dell'immagine della giovanissima vittima, segnalo l'appello del Garante della Privacy, la giustificazione (abbastanza convincente) del Corriere e la condotta (assolutamente ingiustificabile) delle redazioni del sito Tgcom24 e della trasmissione Pomeriggio Cinque, le quali hanno pensato bene di diffondere i filmati della prima comunione e di una recita di Melissa.

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