In un'intervista al Corriere della Sera, il "tenore pop" Andrea Bocelli ha motivato le sue posizioni contro l'aborto con le parole seguenti.
Io ho il culto della libertà, ma sono a favore della vita. A mia madre quando era incinta di me fu consigliato di abortire. I medici videro dei problemi durante la gravidanza e fu così consigliata. Il resto delle considerazioni, le lascio al lettore.
Io ci leggo un sottinteso: sì, è vero che non ci vedo ma, se mia madre avesse dato retta ai medici, voialtri non avreste mai conosciuto il mio enorme talento canoro (!).
Questa affermazione è stata duramente contestata: un po' perché Bocelli è nato nel 1958, e all'epoca in pratica non esistevano ancora tecniche di diagnosi prenatale che permettessero di prevedere con ragionevole certezza anomalie o malformazioni del feto, un po' perché la legge 194 che ha depenalizzato e disciplinato le modalità di accesso all'aborto sarebbe entrata in vigore solo vent'anni dopo, nel 1978.
Riguardo a quest'ultimo punto, ho un piccolo aneddoto familiare da condividere. Mia madre rimase incinta di me pochi mesi prima di compiere 42 anni, un'età a cui oggi è normale per una donna avere dei figli, mentre per quei tempi lei era una "secondipara" abbastanza attempata. Mamma ricordava che il ginecologo le disse «Signora, lei non è più giovanissima, ha già una figliola grandicella... Sicura di voler portare avanti la gravidanza? Ci pensi bene!». E concludeva il racconto riferendo la propria reazione: «Ahó, a che dovevo pensa'? Me lo so' magnato!». (Lei era nata nelle Marche, ma ha vissuto a Roma per molti anni) Non scese nei dettagli, e da due anni a questa parte purtroppo non mi è più possibile chiederglieli, ma quello che il dottore le stava suggerendo era con ogni probabilità un aborto clandestino, dal momento che sono nata nel 1976.
Ebbene, la gestazione si è conclusa senza alcun intoppo, il parto è stato piuttosto rapido, mamma si è ripresa in fretta "nonostante l'età avanzata", e io sono venuta al mondo perfettamente sana, a dispetto delle statistiche. Ancor oggi sono dell'idea che la decisione di farmi nascere – non ho motivo di credere che quel racconto fosse inventato – sia stata il più grande gesto d'amore materno nei miei confronti, per il quale le sarò sempre grata. Ciononostante non pretendo certo di generalizzare il nostro vissuto a regola universale, e continuerò a sostenere il diritto all'aborto sempre più spesso messo in discussione in ogni parte del mondo, perfino nei "civilissimi" Stati Uniti d'America, dove paradossalmente è più facile acquistare un'arma da fuoco, con la quale potenzialmente sterminare persone malcapitate in preda a chissà quale raptus (e non è affatto raro che succeda), piuttosto che interrompere una gravidanza indesiderata.
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