sabato 29 maggio 2021

Samantha, sei tutte noi!

Tre giorni fa un certo senatore leghista che d'ora in poi eviterò di nominare o linkare – dirò solo che è solito indossare un pa-pillon – ha scritto su Facebook

L'università di Bari spinge per far iscrivere ragazze a corsi di laurea tipicamente frequentati in prevalenza dai ragazzi.
È naturale che i maschi siano più appassionati a discipline tecniche, tipo ingegneria mineraria [il primo indirizzo che gli è venuto in mente, non so neppure se e dove si insegni in Italia, NdC] per esempio, mentre le femmine abbiano una maggiore propensione per materie legate all'accudimento, come per esempio ostetricia [medicina sarebbe stato troppo, NdC].

E avanti con altre "fregnacce".

La migliore replica a costui è la notizia che la nostra Samantha Cristoforetti tornerà sulla Stazione Spaziale Internazionale in qualità nientepopodimenoché di comandante dell'Expedition 68.

Magari è pure vero che i maschi sono mediamente più portati per le materie tecnico/scientifiche e le femmine per l'ambito umanistico, e potremmo discutere a lungo su quanto questo sia legato a fattori innati e quanto invece dovuto a condizionamenti culturali. In un caso o nell'altro, io da femmina ho scelto Ingegneria perché era la facoltà per cui mi sentivo più portata, e mai e poi mai mi sarei iscritta, che so, a Psicologia neanche se avessi potuto frequentare gratis.

Colgo l'occasione per condividere alcuni spunti sul fatto che dovremmo educare bambini e bambine allo stesso modo, poi starà a ciascuno di loro trovare la propria strada.

Comincio con un'immagine...

... poi un'altra...

(c'à anche una variante sotto forma di poster)

... e via elencando:

C'è poi un post di Irene Vella che merita di essere riportato per intero.

Mia mamma in questa foto aveva compiuto da poco 18 anni. Stava per finire il liceo classico, erano arrivati in otto alla fine, due ragazze e sei ragazzi. Gli altri erano tutti figli di medici, professori e avvocati, lei era l’unica ad essere figlia di un elettricista e di una casalinga. I miei nonni avevano la quinta elementare e lei per andare a scuola tutte le mattine si svegliava alle cinque perché doveva prendere il pullman degli uomini che andavano al lavoro. Arrivata all’ultimo anno scolastico il suo nonno paterno le disse che era arrivato il momento di trovare lavoro, cercavano una segretaria, un posto fisso ben remunerato e di prestigio per una brava ragazza. Mia mamma era davvero brava a scuola e le dispiaceva smettere di studiare, ma non se lo poteva permettere, non c’erano abbastanza soldi. Allora una sera il suo papà, il mio amato nonno Lidio, la prese in disparte e le disse: “questi soldi sono stati messi da parte per il tuo corredo, prendili e iscriviti all’università. A comprarti le lenzuola farai sempre in tempo”. Era il 1960, mio nonno non aveva nemmeno la terza media, era orfano di mamma, eppure è sempre stato avanti anni luce. Dopotutto lui aveva avuto due figlie femmine e a chi gli diceva “poverino che sfortuna non hai avuto il maschio” lui rispondeva sempre che le sue figlie erano state quanto di più bello la vita potesse offrigli. Mia mamma si è laureata in cinque anni, studiando la mattina e dando ripetizioni il pomeriggio per mantenersi. È diventata professoressa e da quando è in pensione scrive libri e corregge tesi. E tutto per merito di un padre operaio rivoluzionario che nel 1960 preferì investire in cultura piuttosto che in biancheria per la casa. Mio nonno era un supereroe.

Infine – c'entra solo fino a un certo punto, ma c'entra – riguardo alla violenza sulle donne, piuttosto che insegnare alle ragazze a "non andarsela a cercare", bisognerebbe educare i ragazzi a rispettare l'altro sesso.

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