domenica 2 maggio 2021

Giustizia, non odio

Può una donna alla quale, quando aveva venticinque anni, due bimbi piccoli e un terzo in arrivo, è stato ucciso a sangue freddo il marito perdonare chi l'ha resa vedova?

Può un uomo al quale, quando aveva poco più di due anni, è stato ammazzato il papà, non provare odio nei confronti di chi gli ha impedito di vivere un'infanzia e una giovinezza serene con accanto entrambi i genitori?

La risposta ad entrambe le domande è sì, se le persone in questione si chiamano Gemma Capra Calabresi e Mario Calabresi, rispettivamente moglie e figlio primogenito del commissario Luigi Calabresi, assassinato dai terroristi di Lotta Continua il 17 maggio 1972.

Si è tornato a parlare di questa vicenda dopo che la Francia, ponendo fine ad una discutibile applicazione della cosiddetta dottrina Mitterrand, ha arrestato alcuni ex terroristi italiani che anni fa si erano rifugiati oltralpe, tra i quali Giorgio Pietrostefani, condannato come mandante dell'omicidio Calabresi. La reazione di Mario Calabresi alla notizia è riassunta in questo tweet.

Oggi è stato ristabilito un principio fondamentale: non devono esistere zone franche per chi ha ucciso. La giustizia è stata finalmente rispettata. Ma non riesco a provare soddisfazione nel vedere una persona vecchia e malata in carcere dopo così tanto tempo #annidipiombo

La puntata di giovedì scorso della trasmissione Piazzapulita di LA7 si è aperta con un'intervista del conduttore Corrado Formigli a Calabresi, il quale essendo un giornalista affermato vi interviene spesso in qualità di ospite. Ecco due passaggi chiave.

L'idea che un uomo di 78 anni, trapiantato di fegato, molto malato, che è l'ombra dell'uomo che era, passi i suoi ultimi anni in carcere non ci dà senso di rivalsa. Sono passati troppi anni. E gli anni contano.
Quello con Pietrostefani per me è stato un incontro importante. Io ho fatto un cammino di "non odio" ma non di perdono. Cercavo delle risposte di cui avevo bisogno e le ho trovate.

Calabresi ha chiarito che non prova alcun compiacimento all'idea, a dire il vero abbastanza remota, che Pietrostefani possa finire i suoi giorni in cella; quello che vorrebbe è "soltanto" tutta la verità sulle vicende legate all'uccisione di suo padre.

Mario Calabresi a sua volta ha intervistato un'interlocutrice d'eccezione, sua madre Gemma; il podcast è disponibile qui e su altre piattaforme tra le quali Spotify, e mi riprometto di ascoltarlo domattina lungo il tragitto per andare al lavoro. Comunque immagino che, se non la trascrizione integrale, almeno i punti salienti siano riportati in questo articolo.

P.S.: Il post di Adriano Sofri al quale si è fatto riferimento a Piazzapulita è questo. Termina dopo poche righe proprio in corrispondenza della frase citata – «Bravi! E adesso che ve ne fate?» – dopodiché c'è scritto ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE... ma "col quasi" che mi abbono al Foglio di Giulianone Ferrara! ;-)

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