lunedì 18 novembre 2019

Tanti zeri appresso a un uno

Durante la scorsa puntata di Piazzapulita su LA7, lo scrittore e drammaturgo fiorentino Stefano Massini – che (mea culpa) non conoscevo, comunque adesso ho tutta l'intenzione di mettermi in pari almeno con questa playlist, in verità non molto aggiornata – ha interpretato un monologo potentissimo, che merita assolutamente una trascrizione.
Io stasera vorrei cominciare mostrandovi una fotografia: questa che adesso vedrete.
Viene da pochi giorni fa, a Varsavia. Centocinquantamila persone che scendono in piazza non per chiedere nuovi diritti e nuove libertà, bensì scendono in piazza per chiedere restrizioni, leggi speciali... Trent'anni dopo il muro di Berlino caduto, scendono in piazza per chiedere muri. Muri contro chiunque: muri contro gli ebrei, muri contro gli stranieri, muri contro i diversi, muri contro gli omosessuali... muri, muri, muri. Ed è incredibile che questo avvenga in Polonia, cari amici miei, perché se c'è uno stato in Europa che ha provato sulla propria pelle dolorosamente cosa sia la dittatura, prima nazista e poi comunista, quella è proprio la Polonia. La Polonia è il paese dove c'erano i campi di sterminio. La Polonia è il paese che ha dato cinque milioni e cinquecentomila civili morti ad Adolf Hitler. Eppure oggi, senza alcuna memoria, si scende in piazza con la svastica. È incredibile, questo sta accadendo in tutto il mondo; cioè, siamo completamente privi di memoria. È come se qualcuno, dopo aver avuto la peste o il colera, miracolosamente guarito, dopo un po' di tempo scendesse in piazza e dicesse «Ridatemi la peste, ridatemi il colera, quanto era bella quella sensazione di trovarsi in fin di vita!».
La dittatura. Io stasera vorrei parlarvi di questo. Come nasce la dittatura? Come si forma la dittatura? In che modo prende forma? Beh, una risposta possibile l'ho avuta qualche giorno fa con un piccolo episodio, ma un episodio piccolo davvero, perché riguarda i piccoli, cioè i bambini. Mi è successa una cosa assolutamente semplice: ero col mio cane, e sono entrato dentro un giardinetto pubblico dove c'erano la classica altalena, lo scivolo, il girello e dei bambini di varie età che stavano giocando appena usciti da scuola. Beh, io ero lì col cane e improvvisamente vedo che c'è un bambino in disparte che sembra più interessato a salutare il mio cane che non a giocare coi compagni di classe. Mi rivolgo a lui, comincio a parlarci un po', mi dice che si chiama Marco e che ha sette anni. Beh, io gli chiedo «Marco, ma perché non giochi con i tuoi compagni di classe?». E Marco mi indica lo scivolo, dove ci sono tutti dei bambini che stanno giocando, e mi dice, in toscano mi dice «No, 'un posso andare a gioca' sullo scivolo, perché lì c'è Kevin, e decide tutto come si de'e giocare lui». A questo punto la mia attenzione di scrittore va tutta su questo personaggio, Kevin. Mi giro a guardare lo scivolo, e vedo che in effetti c'è un bambino che sta dando le indicazioni lui di come giocare. Non solo ha deciso che lo scivolo bisogna usarlo all'incontrario, cioè bisogna salire dal davanti e scendere dal dietro, ma è addirittura lui che dà i turni, a chi tocca salire, a chi tocca scendere, e a qualcuno dà perfino i voti su come ha fatto l'operazione. A quel punto io mi rigiro al bambino, a Marco, e gli dico «Scusa, ma tu gliel'hai detto a Kevin che lo scivolo non è suo, e che anche tu hai diritto di giocare come vuoi?». Il bambino mi dà una vera lezione di politica, perché scrollando la testa come fossi uno scemo mi dice «No, unnè Kevin, e son quell'altri». E se ne va.
È una vera lezione, perché aveva ragione. Mi metto a guardare Kevin, e mi rendo conto che Kevin non ha niente in particolare rispetto agli altri; non è più grande di età o più, diciamo, prestante come stazza, no. Semplicemente, Kevin è uno che riesce a imporsi. E gli altri, gli altri fra i quali probabilmente ciascuno di noi, che cosa fanno? Beh, semplicemente cedono per pigrizia. Sì, pigrizia. Spesso i leader carismatici nascono per questo, per pigrizia. Perché vedete, amici miei, la democrazia, che è una cosa splendida, però è una fatica. Perché la democrazia è uno sforzo: implica avere un'idea e difenderla, implica che con qualcuno che non la pensa come te tu abbia lo sforzo di metterti a discutere, pur rispettandosi, e questo è uno sforzo. È uno sforzo che talvolta non abbiamo voglia di compiere, e quindi diciamo «Massì, io delego tutto a Kevin e decide lui che gioco fare, decide lui quando tocca a me, decide lui se l'ho fatto bene o l'ho fatto male». Questo è il leader carismatico. Questa è la figura alla quale noi siamo disposti talvolta a cedere la possibilità di decidere in totale, anche se questo ci costa in qualche modo la perdita di spazi più o meno grandi della nostra libertà... di decidere come usare lo scivolo.
Poi accade molte volte che il leader carismatico diventa qualcos'altro, diventa un dittatore; questo avviene quando Kevin non è soltanto colui che decide come gli altri giochino, ma è anche colui a cui si deve la salvezza di tutto il parco giochi. E allora, per rimanere in piedi, molte volte Kevin cosa farà?, si inventerà un nemico, un nemico interno. Adolf Hitler lo fece con gli ebrei, Stalin lo fece coi kulaki. Ognuno si è inventato in qualche modo un nemico, perché soltanto con la paura si rimane in piedi.
La dittatura. Mi sono domandato come avrei potuto io, da autore, da scrittore, o perlomeno presunto sedicente tale, cercare di insegnare qualcosa sui pericoli della dittatura, e anche sul trucco della dittatura, a chi stava dall'altra parte, a quei bambini. E allora mi sono dato una risposta, che forse la più bella lezione sulla dittatura l'ha data un grande poeta italiano, Trilussa. Ed è con lui che io stasera, a modo mio, vorrei raccontare ai bambini, semplicemente, come prende forma la dittatura: col dialogo fra l'uno e lo zero. È semplicissimo: c'è l'uno che dialoga con lo zero, e gli dice «Certo che tu sei proprio niente, eh? E io sono poco più di te. Beh, io sono una cosetta: rispetto al due sono la metà, rispetto al tre sono un terzo, non parliamo del sette, dell'otto e del nove che sono tanto più avanti di me. Però, anche se sono una cosetta da niente, io sai che c'è, caro zero?, ho imparato il trucco. E io qua cosa faccio? Prendo tutti gli zeri come te, me li metto appresso, ed è così che divento 10, 100, 1000... anche un milione, se mi ci metto. Ed è così che fanno i dittatori; in realtà sono poca cosa, ma con tutta la gente che si mettono dietro, con tutti gli zeri che mettono in fila, è così che diventano qualcuno. Anzi no: che diventano proprio il numero uno.
P.S.: La poesia di Trilussa Li nummeri, che è in dialetto romanesco, Massini l'ha parafrasata; ecco qui l'originale.
Conterò poco, è vero:
- diceva l'Uno ar Zero -
- ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso vôto e inconcrudente.
Io, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.

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