venerdì 17 marzo 2023

I dolori di una (non più tanto) giovane "gufetta"

In occasione della giornata mondiale del sonno (World Sleep Day), che ricorre l'ultimo venerdì prima dell'equinozio di primavera, pubblico il testo del post pubblicato per l'occasione da @factanza, «L’informazione che crea (in)dipendenza»...

Oggi è la giornata mondiale del sonno, un bisogno fisiologico a cui spesso non diamo l’importanza giusta. Anche se per molti la giornata-tipo costituisce una scontata normalità, non è detto che questa si adatti allo stesso modo a tutte le persone. A incidere molto sul nostro sentirci più o meno a nostro agio con questi orari è il ciclo circadiano, ovvero il meccanismo attraverso il quale il nostro corpo regola tutta una serie di attività fisiologiche (il ritmo sonno-veglia, la variazione di pressione sanguigna, temperatura corporea o secrezione) per sincronizzarle con l’alternanza naturale del giorno e della notte. Dalla durata ciclica di circa 24 ore, da cui il nome “circadiano” (dal latino circa diem, ovvero "intorno al giorno"), questo ritmo costituisce l’orologio biologico del nostro organismo.
Lo studio del ritmo circadiano, delle sue variazioni individuali e anomalie costituisce la “cronobiologia”. Già nel ‘700 lo scienziato Jean-Jacques d'Ortous de Mairan ipotizzò per primo l’esistenza di simili ritmi interni agli organismi. Egli infatti notò che le piante di mimosa pudica aprivano e chiudevano le foglie nell’arco delle 24 ore con una ritmicità stabile, anche quando venivano tenute al buio, e che quindi ciò non dipendesse dall’alternarsi di luce e buio ma da un ritmo interno alla pianta stessa. Nel 1939 poi Nathaniel Kleitman dimostra la presenza di questi ritmi innati anche negli animali e nell’essere umano.
Anche nell’essere umano, quindi, le funzioni corporee oscillano ciclicamente durante la giornata, raggiungendo periodi di picco massimo e minimo. Queste caratteristiche ritmiche non sono uguali per tutti, ma possono variare individualmente. Esiste infatti una preferenza circadiana individuale, definita cronotipo, che può essere orientata a essere più produttivi e “svegli” nelle ore mattutine (allodola) o, al contrario, a rendere meglio nelle ore serali (gufo). Scontrandosi spesso con gli orari sociali imposti da lavoro, scuola e altre attività, il proprio cronotipo può rendere più o meno facile adattarsi ai ritmi imposti dalla vita contemporanea.

... e la trascrizione delle immagini che vi sono raccolte.

Svegliarsi presto non è per tutti, lo dice la scienza
Sveglia alle 7, lavoro dalle 9 alle 18, cena alle 20:30, a dormire alle 23. Da capo.
Questa è la routine che tante persone vivono ogni giorno.
Anche se siamo abituati a considerarli "normali", però, non è detto che questi ritmi siano in realtà adatti a tutti.
Il nostro organismo è dotato di un meccanismo che consente a molte attività del nostro corpo di sincronizzarsi con il ciclo naturale del giorno e della notte.
Si chiama ritmo circadiano ed è il nostro "orologio biologico", che regola attività fondamentali come i cicli del sonno, la produzione di ormoni e l'attività del sistema immunitario.
Influenzando gran parte delle attività corporee, il ritmo circadiano influenza anche le nostre energie e la nostra produttività.
Questo ritmo, poi, non è uguale per tutti, ma varia da persona a persona.
E questo ha importanti ripercussioni sul nostro rendimento durante la giornata.
Le persone si possono dividere in due "cronotipi" principali:
  • CRONOTIPO "ALLODOLA"
    si svegliano presto, sono molto attivi di giorno, specialmente di mattina, mentre perdono energie a sera.
  • CRONOTIPO "GUFO"
    faticano a svegliarsi, hanno bisogno di molto tempo per attivarsi al mattino, mentre diventano produttivi nel tardo pomeriggio e fino a notte fonda
[Eccomi! Anche se, rispetto a quando ero una giovinetta, il mio rendimento cala decisamente prima, e il fatto di non dormire quanto vorrei – le otto ore per notte sono un lontano miraggio, almeno durante la settimana, perché per quanto io sia stanca c'è sempre qualcosa che mi trattiene dall'andare a letto presto – mi pesa molto di più, NdC]
E sono proprio i "gufi" a essere particolarmente penalizzati dai ritmi della nostra società.
Gli orari imposti dal lavoro o dalla scuola possono risultare molto pesanti per i cronotipi "gufo" che, essendo biologicamente più produttivi di sera, non riescono a sfruttare al meglio le ore mattutine e finiscono spesso per rincorrere e adattarsi a dei ritmi che, semplicemente, non sono i loro.
Non rispettare il proprio "orologio biologico" può avere delle ripercussioni anche sulla propria salute.
I cronotipo gufo, per questo motivo, sarebbero più associati a stili di vita sregolati: mangiano tardi, hanno più disturbi del sonno, ansia e stanchezza diurna*.
*Fonte: Istituto Superiore di Sanità
Anche se seguire i propri ritmi biologici è fondamentale per il proprio benessere, sono poche le persone che ci riescono, specialmente a causa dei ritmi imposti dal lavoro.
Chi lavora su turni [io non potrei mai, poco ma sicuro, NdC] può avere la cosiddetta "sindrome del turnista": a causa dei ritmi di lavoro irregolari, sviluppa insonnia, sonnolenza diurna o difficoltà di concentrazione.
Imparare a conoscersi e ad assecondare i propri ritmi è importante per stare bene, ma può essere difficile riuscirci a causa del ritmo frenetico della nostra società.
I ritmi sociali che regolano la nostra vita, però, non sono immutabili: se ci rendiamo conto che non aiutano il nostro benessere, bisogna rimetterli in discussione.

Più facile a dirsi che a farsi... Bah, intanto ci dormo su, poi domani a mente più fresca sarà il caso che ci rifletta seriamente.

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