La questione sta tutta in vedere se le donne possano o non possano essere ammesse all’esercizio dell’avvocheria (…). Ponderando attentamente la lettera e lo spirito di tutte quelle leggi che possono aver rapporto con la questione in esame, ne risulta evidente esser stato sempre nel concetto del legislatore che l’avvocheria fosse un ufficio esercibile soltanto da maschi e nel quale non dovevano punto immischiarsi le femmine (…). Vale oggi ugualmente come allora valeva, imperocché oggi del pari sarebbe disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra, agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano, e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero esser tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene di osservare: costrette talvolta a trattare ex professo argomenti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste. Considerato che dopo il fin qui detto non occorre nemmeno di accennare al rischio cui andrebbe incontro la serietà dei giudizi se, per non dir d’altro, si vedessero talvolta la toga o il tocco dell’avvocato sovrapposti ad abbigliamenti strani e bizzarri, che non di rado la moda impone alle donne, e ad acconciature non meno bizzarre; come non occorre neppure far cenno del pericolo gravissimo a cui rimarrebbe esposta la magistratura di essere fatta più che mai segno agli strali del sospetto e della calunnia ogni qualvolta la bilancia della giustizia piegasse in favore della parte per la quale ha perorata un’avvocatessa leggiadra (…). Non è questo il momento, né il luogo di impegnarsi in discussioni accademiche, di esaminare se e quanto il progresso dei tempi possa reclamare che la donna sia in tutto eguagliata all’uomo, sicché a lei si dischiuda l’adito a tutte le carriere, a tutti gli uffici che finora sono stati propri soltanto dell’uomo. Di ciò potranno occuparsi i legislatori, di ciò potranno occuparsi le donne, le quali avranno pure a riflettere se sarebbe veramente un progresso e una conquista per loro quello di poter mettersi in concorrenza con gli uomini, di andarsene confuse fra essi, di divenirne le uguali anziché le compagne, siccome la provvidenza le ha destinate.
Con questa motivazione, che oggi suona assurda o perlomeno dovrebbe, nel 1883 la Corte d'Appello di Torino escluse dall'albo forense l'avvocata Lidia Poët, la quale poté iscriversi solo all'età di 65 anni. Alla vicenda la piattaforma di streaming Netflix ha dedicato una serie piuttosto discussa, con protagonista l'attrice Matilda De Angelis.
Ecco altri spunti che capitano a fagiuolo nella Giornata internazionale dei diritti delle donne (evita di chiamarla "festa della donna" e risparmiati gli auguri, please! ;-) ).
- La figura di Cecilia Payne Gaposchkin, riassunta nell'immagine qui sopra. «Perché non si lascia semplicemente che le donne si occupino di scienza? La tesi di Cecilia Payne-Gaposchkin del 1925 secondo cui il sole era composto principalmente da idrogeno ed elio venne rifiutata da un professore che la definì "impossibile". Anni dopo, l'uomo che l'aveva rifiutata si rese conto che in realtà aveva ragione lei, ma per decenni la scoperta è stata attribuita a lui. Un eminente astronomo ha definito la scoperta di lei "la più brillante tesi di dottorato mai scritta in astronomia"».
- Il libro Sei donne che hanno cambiato il mondo. Le grandi scienziate della fisica del XX secolo, che rievoca le storie esemplari di Marie Curie (1867-1934), Lise Meitner (1878-1968), Emmy Noether (1882-1935), Rosalind Franklin (1920-1958), Hedy Lamarr (1914-2000) e Mileva Marić (1875-1948), e che ho prontamente aggiunto alla mia lista dei desideri.
- L'episodio del podcast Mirabilia dedicato a Mary Anning, «la più grande cacciatrice di fossili della storia, e anche una delle figure meno conosciute della paleontologia in rapporto alle sue incredibili scoperte». Se si fosse trattato di un uomo, scommetto che il suo destino sarebbe stato ben diverso...
- La pagina Wikipedia Donne nella scienza.
P.S.: Il titolo del post dovrebbe essere una citazione tratta da Berlinguer ti voglio bene, film del 1977 diretto da Giuseppe Bertolucci. E la mia risposta è decisamente opposta a quella del tizio che parla nello spezzone...
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